Rischia l’ergastolo Maurizio Novembrini, 44 anni il prossimo 7 aprile, l’uomo che mercoledì sera a Caravaggio in provincia di Bergamo ha ucciso il fratello maggiore Carlo, 51 anni, e la cognata Maria Rosa Fortini, di 40. Per Novembrini l’accusa mossa dal pm Gianluigi Dettori è di omicidio plurimo pluriaggravato dalla premeditazione, dall’aver usato un’arma e dall’aver compiuto il fatto in danno di congiunti. E’ stato arrestato nella notte dopo una fuga in automobile. Il movente è ancora tutto da chiarire, ma gli investigatori non escludono che il duplice omicidio possa inserirsi nel contesto malavitoso della famiglia: originaria di Gela, è legata al clan Madonia di Cosa Nostra.
Quella dei Novembrini, oltre che ad essere già nota alle cronache, è una famiglia numerosa: tre sorelle e cinque fratelli. Gli anziani genitori vivono ancora in Sicilia, a Gela, città che la vittima e l’assassino lasciano a inizio 2000. Ma migrare al nord non è una scelta spontanea, spiegano i carabinieri: entrambi sono sorvegliati speciali e hanno il divieto di dimora in Sicilia, Calabria e Campania. Sin da giovane Carlo è un esperto nella richiesta del pizzo. Negli anni ’90 è al centro delle inchieste dell’antimafia e viene condannato per estorsione e 416 bis. Maurizio, invece, ha piccoli precedenti.
Da un anno e mezzo Carlo, muratore, e Maria Rosa, casalinga, vivono in una villetta a schiera di via Anna Frank a Sergnano, 3mila abitanti nel Cremonese, assieme ai figli avuti da una precedente relazione dell’uomo, un ragazzo 27enne e due bambine piccole. Avevano una storia da sei anni. Maurizio è sposato e ha due bambini, un maschio e una femmina. Non ha un lavoro fisso e abita a Treviglio. Tra i due fratelli non scorreva buon sangue e litigavano spesso.
I carabinieri, coordinati dalla procura della Repubblica di Bergamo, sono al lavoro per ricostruire l’accaduto. Sono le 18.15 del 4 aprile. Le pattuglie arrivano alla ‘Gold Cherry’ di via Treviglio a Caravaggio con le sirene spiegate. Trovano due cadaveri riversi a terra, tra le macchinette e i bicchieri di spritz. Il killer fugge a bordo di una Panda bianca e scatta la caccia all’uomo. In serata, quando viene arrestato, confessa di aver premuto il grilletto. “E’ una morte annunciata”, spiega il comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo, colonnello Paolo Storoni. “I dissidi tra fratelli si protraevano da tempo e, dal clima di piena omertà riscontrato parlando con i famigliari, è come se i parenti si aspettassero che prima o poi sarebbe successo”, continua.
Le telecamere hanno ripreso l’intera dinamica: il killer arriva alla sala slot accompagnato in auto dalla sorella Ornella, da poco in Lombardia per cercare lavoro e ospite da Maurizio. Lei rimane in macchina e lui scende. Novembrini tira fuori la pistola, una semiautomatica calibro 9×21 con matricola abrasa, e mira al fratello, che è già nel locale assieme alla compagna. Ma il grilletto si inceppa. Punta l’arma al petto di Carlo e spara di nuovo, questa volta centrandolo. Parte un terzo colpo che prende il collo della Fortini e la uccide. Secondo la prima ricostruzione la donna potrebbe aver pagato con la vita l’essersi lanciata in mezzo ai due per difendere il compagno, ma i carabinieri non escludono che anche lei fosse obiettivo del cognato. A quel punto l’omicida finisce il fratello sparandogli in faccia e scappa. In quel momento la sala slot e il centro commerciale poco distante erano affollati.
Le perquisizioni hanno coinvolto anche la casa delle vittime, dove è stata trovata una pistola di fabbricazione serba detenuta illegalmente. E’ ancora da chiarire se i tre, prima che scattasse la furia omicida, avessero discusso.