“Ritengo che” il reato di aiuto al suicidio “sia da superare, riconoscendo la libertà e responsabilità di scegliere per se stessi fino alla fine”. Lo ha detto Marco Cappato commentando l’atto con cui il governo, tramite l’Avvocatura dello Stato, si è costituito davanti alla Consulta nel procedimento in cui si dovrà valutare la legittimità costituzionale o meno del reato di aiuto al suicidio. Reato contestato all’esponente dei Radicali, finito a processo per aver accompagnato in macchina Fabiano Antoniani, Dj Fabo, nella clinica svizzera Dignitas dove, nel febbraio 2017, ha messo fine alle sue sofferenze con la pratica del suicidio assistito.
“Nell’atto – si legge in una nota dell’Associazione Luca Coscioni di cui Cappato è esponente – si invita a dichiarare inammissibile e, in alternativa, a respingere la questione sollevata dalla Corte d’Assise, difendendo la costituzionalità del reato di aiuto al suicidio equiparato al reato di istigazione, e menzionando la possibilità di trattare casi come quello sollevato ricorrendo alla valutazione di eventuali circostanze attenuanti”. “Personalmente – ha concluso Cappato – ritengo invece che quel reato sia da superare, riconoscendo la libertà e responsabilità di scegliere per se stessi fino alla fine”.
Secondo l’atto firmato dall’avvocato dello Stato, la questione di costituzionalità sollevata dalla Corte d’Assise di Milano “è comunque infondata” in quanto la “distinta fattispecie incriminatrice dell’aiuto al suicidio, rettamente intesa, “ha una sua intrinseca ragionevolezza di sistema e può essere senz’altro conservata senza gli interventi additivi e o correttivi ipotizzati”. Infine, dopo aver rilevato, a suo dire altri profili di “inammissibilità” e “infondatezza”, il Governo conclude “che un sia pur parziale arretramento delle soglie di punibilità, in particolare attraverso l’eliminazione del delitto di aiuto al suicidio potrebbe determinare non auspicabili e pericolosi vuoti di tutela rispetto ad ipotesi del tutto diverse rispetto al tema dell’eutanasia; rischiando, inoltre, di creare quello che la dottrina ha definito in proposito, un pericoloso ‘horror vacui'”, ossia un vuoto normativo su una materia così delicata.