La quota vincente
In my BET Opinion

La beneficenza vera e quella che fa marketing

In questi giorni ho seguito con una certa attenzione il dilagare del fenomeno della Ice Bucket Challenge: per chi non lo sa spiego di che si tratta. Nel nord degli Stati Uniti, e in Canada, è considerata una prova di coraggio fare la cosiddetta Cold Water Challenge: ovvero un tuffo nell’acqua ghiacciata subito dopo una gran corsa. Niente di più che una doccia scozzese o se preferite finlandese dopo una sauna: la prima si fa con un tuffo nell’acqua gelida dopo la sauna, la seconda rovesciandosi sulla testa acqua o ghiaccio tritato. Roba da terme e istituto di bellezza.

Alla fine di giugno la cosa finì in televisione durante un programma di golf e venne presa a prestito dal conduttore del Today’s Show su richiesta di Greg Norman, attore del film “Lo Squalo” e ora golfista di professione. Una cosa così, tanto per fare spettacolo in tv.

È stato allora che un altro golfista, Chris Kennedy,  sfidò la cugina Jeanette, il cui marito era stato colpito dalla SLA molti anni prima per “sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della SLA”. Jeanette colse la sfida e la girò a Pat Quinn, un malato che seppe di avere contratto la SLA solo da pochi mesi. Quinn sfido amici e parenti americani e irlandesi a fare la stessa cosa per fare donazioni sulla ricerca e passare il messaggio e mise il video online. Video che venne passato dalle tv locali in Florida: da lì alla rete il passo è breve.

I giocatori del Pittsburgh Steelers, in particolare il quarterback, Ben Roethlisberger ha fatto diventare la cosa virale sfidando attori, altri giocatori di basket, wrestler e in poche ore la rete era piena di gente conosciuta e sconosciuta che si faceva i gavettoni di ghiaccio.

Si tratta di beneficenza, e la cosa non può che fare piacere. Sono stato sfidato persino io che non sono un cazzo di nessuno. Tant’è vero che mi guardo bene dal rotolarmi nel fango o spararmi cubetti di ghiaccio sulle corna. È una roba da vip.

Due pensieri: semplici semplici. Uno tutto italiano: nel nostro paese c’è la corsa alla beneficenza. E a me questa cosa fa andare fuori dai gangheri: perché esiste un’istituzione, che si chiama Stato, che dovrebbe occuparsi delle necessità vere di questo paese e della sua gente. E non è beneficenza: ma servizio che paghiamo con le tasse e che viene sistematicamente tagliato per dare spazio a volontari e beneficenza. Allo Stato fa comodo che ci siano il Telethon, e la giornata delle rose, e quella delle mele e quella delle arance: perché non tira fuori una lira e se ne lava le mani. E a molti fa comodo che ci siano queste giornate perché le donazioni si detraggono dal fisco e a volte si gonfia qualche numero. Ci sono numerosissime fondazioni serie che fanno davvero del bene mentre altre, meno serie, riciclano un sacco di soldi e mantengono senza far nulla un bel po’ di persone ottenendo anche appoggi politici. Ma siamo in Italia…

La seconda riflessione è più generale: chi vuol fare beneficenza la faccia, magari in silenzio e per conto proprio. Senza farlo sapere in giro. Chi può dia tanto e chi non può faccia il proprio possibile. Tanto chi dovrebbe dare l’esempio sul serio, chi governa, non da niente. E chi vuole impegnarsi in un messaggio o in un’operazione gratis, perché si sente e può farlo nell’interesse di un’associazione di volontari, di un gruppo di amici, di una Fondazione lo faccia. Non c’è bisogno di farlo sapere in giro. Non interessa a nessuno.

L’idea di Marotta e Agnelli che si prendono a secchiate di ghiaccio sfidando Tavecchio a fare altrettanto per beneficenza è raccapricciante: e non voglio avere nulla a che fare con questa corsa al marketing farlocco del virtuale e virale. La SLA è una cosa seria. Se volete vedere uno spot guardatevi in rete le immagini di Gianluca Signorini (qui) o quelle di Stefano Borgonovo (qui) poi senza affannarvi a passare dalla ghiacciaia fate una donazione (qui), sul sito dell’AISLA (qui). E nessuno vi chiederà la quietanza.

Io continuerò a chiedermi che cosa fa lo stato (S maiuscola? Ma no, va) per queste e tante altre realtà oltre che per le proprie poltrone. Ma questo è un altro discorso.

@stefano_benzi

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