Il Torino sa come complicarsi la vita: in questo senso i ricorsi storici per la squadra granata non mancano di certo. In passato la formazione allenata da Ventura, che arriva alle qualificazioni di Europa League (è giusto ricordarlo) dopo le decisioni giuridico amministrative che hanno escluso il Parma, aveva a disposizione un avversario tutto sommato comodo, i croati dell’RNK Split, la dove RNK è una sigla che sta per club dopolavoristico. Una squadra nata semiprofessionisticamente che dopo che il mondo (anche quello sportivo) yugoslavo si è dissolto, ha tracciato una discreta credibilità nell’ambito croato.
Ma sempre molto al di sotto di quelli che sono i risultati della grande avversaria cittadina, l’Hajduk. L’RNK ha vinto tre volte la Druga, il campionato di seconda divisione ma è stato anche in terza e in quarta divisione. Gioca nel massimo campionato da quattro anni (un torneo a dieci squadre) e la scorsa stagione è finito quarto a trentadue punti dai campioni della Dinamo Zagabria.
Questa è la seconda esperienza dello Split in Europa League. Quella del 2011 finì ai preliminari contro il Fulham mentre quest’anno l’RNK è partita dal primo turno preliminare eliminando nell’ordine gli armeni del Mika, gli israeliani dell’Hapoel Be’er Sheva e gli ucraini del Chernomorets. Una squadra che questo’anno, in sei gare, non ha mai perso in Europa, una difesa discreta che subisce poco, un gol in Armenia e uno in casa con gli israeliani. Pochi dati che qualcosa dovevano pur dire. Il Torino può solo mangiarsi le mani e rimpiangere le tante, troppe occasioni sprecate: quando si falliscono almeno quattro occasioni già fatte esaltando lo sconosciuto Vukovic come portiere dei miracoli si può solo recriminare. E sperare che nella gara di ritorno le cose vadano diversamente. Ma tanti, davvero troppi errori sciagurati. Tanto di cappello alla Maratona in trasferta e a Darmian, migliore in campo. Ma di tredici palle nello specchio della porta ne sarebbe bastata una sola.
Stefano Benzi (@stefano_benzi)