L’Italia si aspettava moltissimo da questo esordio di Conte in panchina: per via delle polemiche che avevano seguito il suo addio alla Juventus, per il suo stipendio con ‘rinforzino’ finanziato dagli sponsor, per l’accoppiata con Tavecchio che stride un po’ con quell’operazione simpatia di cui si parlava nel corso dell’era Prandelli (e non che è che Abete facesse il comico di professione).
Ma alla fine se si deve giudicare un allenatore per quello che fa, meglio di così Conte non poteva fare: ha preso decisioni importanti come quella di lasciare a casa Balotelli, ha inserito De Rossi nel delicato ruolo di Pirlo, ha lavorato su un modulo Juve essenziale, pragmatico, veloce e soprattutto produttivo che ha messo subito in crisi la squadra olandese, immediatamente in difficoltà sul lancio di Bonucci per Immobile e poi colta di sorpresa dalla velocità di Zaza. Un gol, un rigore trasformato, superiorità numerica: il resto è contorno ma di buona qualità.
L’impressione è che Conte abbia dato una sferzata d’orgoglio a una squadra che caratterialmente rischiava di presentarsi smarrita e confusa. E non è poco: il resto, se Balotelli sia o no necessario, il rientro di Pirlo, eventuali ulteriori inserimenti, può attendere.