Le partite si possono vincere e si possono perdere. La Juventus è riuscita nella non facile impresa di perdere una partita già vinta, in gran parte per propri demeriti senza voler in alcun modo diminuire quelle che sono state le virtù della squadra di Montella; prima fra tutte quella di crederci, e nonostante tutto fino alla fine.
La Juventus ha giocato sul 2-0 in modo scolastico, troppo conservativo; ha avuto la presunzione di sbagliare dei gol praticamente fatti e di non chiudere definitivamente una partita che, qualsiasi legge del calcio, ti dice che è sempre e comunque aperta. Tevez ha sicuramente sbagliato; Llorente ha dato un apporto del tutto inconcludente alla fase offensiva. Il resto l’ha fatto la difesa già parsa insicura e incerta più volte quest’anno con preoccupanti sbandamenti da parte di Buffon. È una sconfitta che fa riflettere: anche se Conte, come al solito, in sala stampa preferisce spostare il parafulmine e prendersela un po’ con un e un po’ con l’altro, stampa compresa, dimenticandosi di aver sbagliato impostazione iniziale (magari per il pensiero del Real incombente) e, soprattutto, di aver sbagliato completamente i cambi.
Non posso parlare di una Juventus più “scarsa” virgolette di quella dell’anno scorso ma sicuramente, per la prima volta, è una Juve in confusione quella di Conte anche perché quattro gol del genere, anzi… quattro gol in senso assoluto, non li aveva mai presi.
Per la Fiorentina una giornata di gloria in un campionato che poteva iniziare sotto straordinari presupposti e che l’infortunio di Gomez ha un pochino sedato. La strada è lunga, la Roma corre, le altre squadre perdono punti evitabili a volte in modo assurdo (l’Inter ieri a Torino). Ma il segnale più curioso del nostro campionato, sono una neopromossa al quarto posto e una squadra che lo scorso anno era desaparecida trasformata senza rivoluzioni da un buon allenatore e da poche idee chiare. In generale è un livellamento verso il basso che dice che che la serie A tutto sommato non sta certo meglio dell’anno scorso.
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