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Brasile, l’annuncio di Lula: “Mi consegno, ma sono innocente”

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“Sono innocente, ma rispetterò il mandato d’arresto”. L’ex presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva ha annunciato che si consegnerà alla polizia, dopo giorni di incertezza e un lungo negoziato in seguito alla condanna in appello per corruzione e riciclaggio. La sua, però, non è una resa. Lula ha tenuto un discorso di un’ora di fronte a migliaia di sostenitori, riuniti davanti al quartier generale dell’Unione dei lavoratori metallurgici di São Bernardo do Campo.

Il leader 72enne si è definito “un cittadino indignato, perché non perdono l’idea che sia stato detto alla società che sono un ladro”. “Voglio guardarli negli occhi”, ha aggiunto a proposito dei suoi accusatori, definendo bugiardi i pubblici ministeri. Quindi ha promesso che non fuggirà all’estero e lotterà per dimostrare la sua innocenza. Lula si considera vittima di un complotto dell’establishment conservatore per impedirgli di candidarsi per un terzo mandato. “La loro ossessione è avere una foto di Lula prigioniero”, ha detto.

In piedi sul tetto di un camion, con il pugno alzato e il piglio combattivo, a tratti commosso, Lula ha arringato il suo popolo. Dalla folla in lacrime sono arrivati incitamenti e cori. Alla fine del comizio, è stato portato in spalla all’interno del quartier generale del sindacato, dove si è rifugiato dopo la condanna definitiva. Lula deve scontare una pena di 12 anni di carcere per i lavori su un lussuoso appartamento con vista mare, offerti secondo i suoi accusatori da un’impresa di costruzioni in cambio di favori per l’ottenimento di appalti. Questa versione è sempre stata smentita con forza dall’ex presidente, in carica dal 2003 al 2010.

Questa settimana il Tribunale supremo federale del Brasile ha rigettato, non senza profonde divisioni interne, la richiesta di ‘habeas corpus’, e successivamente tutte le altre iniziative dei legali per chiedere di sospendere il provvedimento di arresto. Lula si sarebbe dovuto recare al quartier generale della polizia federale a Curitiba entro le 17 di venerdì. Allo scadere dell’ultimatum, però, si trovava a 400 chilometri di distanza circondato dai suoi sostenitori. Gli avvocati dell’ex presidente hanno potuto quindi negoziare con le autorità le condizioni per la resa. Che sta assumendo di ora in ora i contorni di una presa in giro alle autorità. Lula ha ottenuto di poter partecipare alla messa in memoria di sua moglie, Marisa Leticia, scomparsa nel febbraio 2017 e che avrebbe compiuto 68 anni sabato. La funzione si è svolta davanti al quartier generale dell’unione sindacale che Lula ha guidato negli anni ’70 sotto la dittatura militare. In seguito è stata diffusa la notizia che si sarebbe consegnato dopo un pranzo con i familiari, quindi è emersa la richiesta di un nuovo rinvio per poter assistere a un incontro di calcio tra Palmeiras e Corinthians.

Intanto la sede del sindacato resta presidiata da migliaia di militanti, rendendo rischiosa l’ipotesi di un blitz della polizia. Dopo l’arresto, Lula sarà recluso in una cella di quindici metri quadrati con servizi igienici e doccia privati, nella sede della polizia federale di Curitiba. Un privilegio dovuto allo status di ex capo di Stato, per evitare “rischi per la sua integrità morale o fisica”, ha spiegato il giudice Sergio Moro, suo grande accusatore. Anche in carcere, tuttavia, Lula potrebbe tecnicamente registrarsi come candidato alla presidenza in vista del voto del prossimo ottobre. Sarà la giustizia amministrativa a decidere in via definitiva sull’ammissibilità della candidatura di colui che, nonostante tutto, nei sondaggi ha quasi 20 punti di vantaggio su tutti gli altri.
 

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