Doccia fredda dell’attorney general inglese Geoffrey Cox sull’intesa raggiunta ieri da Theresa May e Jean-Claude Juncker sulla Brexit. Secondo Cox il rischio legale di restare imbrigliati nel backstop , nonostante le garanzie ottenute, “resta fondamentalmente invariato”. L’attorney general lo ha scritto nel suo parere legale che accompagna l’intesa che, questa sera verrà sottoposta al voto del Parlamento inglese.
Si torna dunque indietro rispetto all’ottimismo di ieri sera. La questione è sempre la stessa: i conservatori più favorevoli alla Brexit avevano bocciato (lo scorso 15 gennaio) la prima bozza di intesa sulla Brexit raggiunta a suo tempo dalla premier britannica con l’Unione Europea. Il motivo principale stava nell’assenza di garanzie legali sul backstop. Il “backstop” è la clausola inserita per garantire la situazione doganale attuale al confine tra Irlanda (Eire, paese autonomo e membro dell’Unione Europea) e Irlanda del Nord (che fa parte dello United Kingdom). Il “backstop”, ovviamente, doveva essere una misura “ponte” in attesa di un accordo definitivo per riprisitinare i confini nel modo più “soft” possibile. Ma i conservatori hanno sempre protestato dicendo che senza “garanzie legali” la Gran Bretagna rischiava di restare di fatto nell’unione doganale europea.
Ieri sera, a Strasburgo, Theresa May ha giocato tutte le sue carte e ha ottenuto da Juncker le” garanzie legali” richieste. “L’abbiamo fatto per garantire il corso della Storia” ha detto Juncker e, questa mattina i mercati hanno brindato alla possibilità di una “Brexit” quasi indolore.
Adesso, però, il parere di Cox riporta tutto in alto mare. “Rilevo – scrive l’attorney general – che le garanzie legalmente vincolanti” ora “riducono il rischio che il Regno Unito possa essere bloccato in modo indefinito e involontario” nelle relazioni con l’Unione europea, in relazione alla clausola del backstop sul confine con l’Irlanda. Tuttavia – ha proseguito – il rischio legale rimane invariato“, se “si verificasse la situazione” di “divergenze inconciliabili” tra Londra e Ue.
Immediato e brusco il ribasso della sterlina. Verso le 12.35 la vaòluta inglese aveva perso circa l’1,5% rispetto al dollaro, l’1,3% rispetto all’euro. Era scambiata a 1,3025 dollari rispetto a 1,3150 di lunedì alle 23, a 86,40 pence per un euro contro 85,50 del giorno precedente.
E, adesso, diventa anche incerto il voto di questa sera. I laburisti di Corbyn non hanno nessuna intenzione di salvare il governo di Theresa May e la sua maggioranza, sembra vacillare di nuovo perché diversi “brexiter” (i favorevoli alla Brexit) potrebbero ripensarci e votarle contro come accadde il 15 gennaio. In caso di bocciatura, resterebbero solo due strade: o la Brexit senza accordo (“no deal”) il 29 marzo che tutti temono e definiscono “disastrosa”, o una presa di tempo con la modifica dell’art. 50 che farebbe slittare di qualche mese (fine maggio?) la data per un’uscita concordata.