(LaPresse) Prima udienza in tribunale a Tel Aviv sull’istanza presentata da Aya Biran, zia di Eitan Biran, che chiede il ritorno in Italia del nipote sopravvissuto al disastro del Mottarone e portato in Israele dal nonno materno, Shmuel Peleg. Lo ha riferito la testata israeliana Kan. Arrivando al Tribunale della famiglia, Aya Biran ha detto di sentire la mancanza del nipote e di sperare di poterlo riportare a casa. L’udienza si svolge a porte chiuse; al centro la testimonianza della zia, sorella del padre morto del bambino.
Sindaco Pavia: “Aya fortissima, contro di lei accuse infamanti”
La zia parterna di Eitan, Aya Biran, nominata sua tutrice legale dal Tribunale di Pavia, “è una persona eccezionale e fortissima. É un medico e in questi mesi è sempre stata molto vicina al bambino e si è presa cura di lui”. A dirlo è il sindaco di Pavia, Fabrizio Fracassi, alla vigilia dell’udienza davanti al Tribunale di Tel Aviv che dovrà valutare se il nonno Schmuel Peleg, portando il bambino in Israele, abbia violato o meno la Convenzione dell’Aja. “Il fatto di aver affidato a lei il bambino è più che logico. Aya ha una figlia della stessa età di Eitan e una figlia di poco più piccola, sono sempre stati insieme, in vacanza andavano insieme”. Per il sindaco Fracassi “da quando è successo l’incidente Aya ha sempre seguito il bambino con grande attenzione. Dire che in Italia Eitan non era seguito non è vero” e le accuse lanciate contro la zia paterna, tutrice legale del bimbo. Sono “infamanti”.
“Ho contattato tutte le persone che potevo contattare. La segreteria del presidente Draghi mi ha assicurato che le cose stanno andando bene e la vicenda dovrebbe risolversi per via diplomatica, perchè se ci addentriamo nella battaglia legale rischiamo di andare avanti mesi e mesi”. A dirlo è il sindaco di Pavia, Fabrizio Fracassi, alla vigilia dell’udienza davanti al Tribunale di Tel Aviv che dovrà valutare se il nonno Schmuel Peleg, portando il bambino in Israele, abbia violato o meno la Convenzione dell’Aja. “Io rispetto moltissimo lo stato di Israele, c’è la Convenzione dell’Aja che regola queste vicende. L’affidamento di Eitan è sttao fatto in maniera corretta e non strumentale da parte di nessuna. Se poi quando sarà grande vorrà tornare in Israele, lo potrà fare. Non è che in Italia era stato messo in un lager”. “Eitan deve tornare a casa, la sua casa è a Pavia e la città lo aspetta”, ha concluso il sindaco.