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Caso La Gaipa, “L’M5S sapeva dell’estorsione fin dall’estate”

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File audio con la voce dell’estorsore che chiede ai dipendenti di restituirgli quasi metà dello stipendio, mail che sono girate negli ambienti del M5S agrigentino e sarebbero anche arrivate al blog di Beppe Grillo (con i file audio allegati) alcuni mesi prima delle elezioni. E’ quanto emerge sulla vicenda di Fabrizio La Gaipa il candidato grillino alle regionali siciliane (primo dei non eletti ad Agrigento) arrestato il giorno dopo il voto (è ai domiciliari) per estorsione. Lo riporta l’edizione palermitana di “Repubblica” e la questione viene ripresa dal deputato Pd Michele Anzaldi.

“L’inchiesta sul caso La Gaipa, il candidato M5s in Sicilia arrestato per estorsione, sta facendo emergere uno scenario che incastra pesantemente il partito di Grillo: i vertici M5s sapevano da mesi dei metodi di sfruttamento del lavoro utilizzati dall’imprenditore di Agrigento, eppure lo hanno candidato lo stesso e se fosse stato eletto oggi siederebbe in Assemblea regionale. Erano stati informati con email e file audio. Siamo di fronte, peraltro, all’ennesima faida giudiziaria targata M5s, perché il dipendente che ha denunciato l’estorsione è anche lui un militante M5s. Un caso che rischia di far impallidire il processo firme false di Palermo”. scrive Anzaldi sulla sua pagina Facebook. E l’esponente dem attacca Luigi Di Maio che, da New York aveva rivendicato il rapido intervento del M5S che ha sospeso La Gaipa: “Noi abbiamo agito subito”.

In realtà, anche il racconto di “Repubblica” mette seriamente in dubbio la tempestività dell’intervento grillino nei confronti di La Gaipa. Per diversi motivi: l’inchiesta parte ai primi di luglio, quando Ivan Italia, cuoco professionista presso l’hotel Costazzurra di proprietà di La Gaipa, viene sentito dalla polizia e racconta come La Gaipa chiedeva ai suoi tre dipendenti di restituire quasi metà dello stipendio (780 euro su 1.634 risultanti in busta paga) oltre all’intera tredicesima. Italia è anche un militante M5S e ne parla, ovviamente, con il suo avvocato e amico Emanuele Dalli Cardillo che appartiene alla fazione opposta a quella che domina nel M5S agrigentino e che fa capo alla portavoce Marcella Carlisi.

Insomma, secondo il racconto di Repubblica, Italia aveva denunciato l’estorsione alla polizia e il suo amico avvocato ne aveva parlato nelle sedi deputate del movimento. Come se non bastasse, lo stesso Dalli Cardillo aveva mandato una mail di denuncia ai probiviri agrigentini e un’altra mail (oggi circola negli ambienti del movimento e non sembra un “fake”) sarebbe stata inviata al blog di Grillo senza ricevere alcun riscontro. In sintesi: delle estorsioni di La Gaipa, ad Agrigento (e, probabilmente anche a Roma) molti sapevano. Ma per sospenderlo dal movimento e azzerarne il risultato elettorale, si è dovuto attendere l’arresto a spoglio finito.

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