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Caso Uva, Cassazione conferma assoluzione per carabinieri e poliziotti

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La Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione di sei poliziotti e due carabinieri per la morte di Giuseppe Uva, morto in ospedale a Varese nel giugno del 2008 dopo una notte trascorsa in caserma a seguito di un controllo. Gli imputati, accusati di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona, erano stati assolti sia in primo grado che in appello dal Tribunale di Varese e da quello di Milano. Il ricorso era stato depositato dalle parti civili, tra cui i familiari di Giuseppe Uva, e dalla Procura generale.

La corte di Cassazione, dopo 4 ore di camera di consiglio, ha deciso di assolvere in via definitiva i due carabinieri Paolo Righetto e Stefano Dal Bosco e degli agenti di polizia Gioacchino Rubino, Luigi Empirio, Pierfrancesco Colucci, Francesco Focarelli, Bruno Belisario e Vito Capuano.

Il sostituto Pg Tomaso Epidendio aveva invece chiesto di annullare con rinvio la sentenza della Corte d’Assise e d’Appello di Milano per poter ascoltare in secondo grado tre testimoni ritenuti chiave per la soluzione del caso. Si tratta dell’operatrice sanitaria Assunta Russo, del medico psichiatra Enrica Finazzi, che hanno assistito Giuseppe Uva al suo arrivo all’ospedale ‘Cerchio’ di Varse, dove l’operaio 43enne era stato ricoverato per un Trattamento sanitario obbligatorio e dov’è morto poco dopo il suo arrivo, e Alberto Biggiogero, amico di Uva che era stato fermato dalle forze dell’ordine insieme a lui e aveva raccontato di averlo sentito urlare e chiedere aiuto mentre si trovavano in caserma. Bigioggero, però, era stato ritenuto un teste inattendibile dai giudici milanesi anche perchè nel 2017 era stato arrestato per aver ucciso suo padre dopo una lite.

La Corte d’Assise e d’Appello di Milano nel 2018 aveva assolto carabinieri e poliziotti, così come aveva fatto al Corte d’Assise di Varese nel 2013, ritenendo che non ci fosse un “nesso causale” tra le condotte degli imputati e la morte di Uva. Secondo l’accusa, invece, erano state le “condotte illecite degli imputati” a provocare lo stress che fu “tra le cause, insieme a una patologia cardiaca” del decesso dell’operaio. Le motivazioni della sentenza di questa sera saranno depositate entro 90 giorni.

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