L’immigrato deve “conformare i propri valori a quelli del mondo occidentale, in cui ha liberamente scelto di inserirsi, e di verificare preventivamente la compatibilità dei propri comportamenti con i principi che la regolano”. Lo stabilisce la prima sezione penale della Corte di Cassazione che ha respinto il ricorso di un indiano sikh condannato per aver portato con sé un coltello lungo circa 18 centimetri sostenendo che ciò fosse fedele ai precetti della sua religione.
Secondo i giudici, “la decisione di stabilirsi in una società in cui è noto, e si ha consapevolezza, che i valori di riferimento sono diversi da quella di provenienza, ne impone il rispetto e non è tollerabile che l’attaccamento ai propri valori, seppure leciti secondo le leggi vigenti nel paese di provenienza, porti alla violazione cosciente di quelli della società ospitante”.