L’ascia di guerra non si è dissotterrata del tutto, ma tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sicuramente si respira un’aria più serena. La telefonata tra i due, viene spiegato, è stata cordiale e soprattutto dai toni concilianti, al centro il rebus del candidato unico della coalizione in Friuli Venezia Giulia, ma anche l’occasione per sciogliere un po’ di ghiaccio tra i due leader, con rassicurazioni da entrambe le parti. Proprio nella Regione che andrà al voto ad aprile, si sarebbe sciolto il nodo. Renzo Tondo, candidato della coalizione (in prima battuta) potrebbe fare un passo indietro e lasciare il posto a Massimiliano Fedriga (Lega). Con questo cambio, Salvini sarebbe disponibile a cedere lo scranno del Senato a Forza Italia.
Le diffidenze comunque restano, non dimentichiamo che lo stesso leader del Carroccio, in campagna elettorale, aveva detto: “Con Berlusconi non ci vogliono due ma quattro occhi”. Da parte sua, l’ex Cav ha cominciato a considerare grigio, e non più nero, un eventuale accordo con il Movimento 5 Stelle, complice anche le spinte all’interno del partito che hanno fatto notare, viene riferito, “meglio partecipare a un governo con i cinque stelle che avere un esecutivo ‘contro’ per cinque anni”. Inoltre, con Forza Italia dentro si cercherebbe quantomeno di arginare le velleità di voto anticipato, che leghisti e grillini hanno più volte annunciato, con relativa modifica, in sette giorni, della legge elettorale. “Si passerebbe dalla padella alla brace”, spiegano i ben informati.
Ad aiutare la ‘distensione’ verso questa strada anche il ‘pontiere per caso’, Emilio Carelli, oggi deputato del Movimento 5 Stelle e in passato transitato in più testate Mediaset. Fonti molto vicine al giornalista parlano di ottimi rapporti con Gianni Letta e Fedele Confalonieri. “Il Movimento sta cambiando”, ripetono a Berlusconi i fedelissimi, “non si può negare che all’interno ci sono soggetti come Carelli”. Insomma, il vertice di mercoledì, che si dovrebbe tenere a pranzo, convocato a palazzo Grazioli tra i tre leader della coalizione, potrebbe partire col piede giusto. Il tentativo, dichiarato esplicitamente dal capogruppo Renato Brunetta, dopo il secondo incontro con i pentastellati, “è quello di presentare un nome o una rosa di nomi” che poi “presumibilmente” Salvini porterà nella discussione finale con Luigi Di Maio.
Si tenta di chiudere, ovviamente, già giovedì in tempo per portare venerdì all’esame dell’aula del Senato e a quella della Camera (la prima convocata alle 10.30 e la seconda alle 11.00) delle figure di garanzia tali da poter essere votate col ballottaggio a palazzo Madama e dalla quarta votazione a Montecitorio, quando si abbasserà il quorum.
Una cosa è certa: anche se l’ex premier è noto per le sue ‘giravolte’, non ha nessuna intenzione di buttarsi a capo fitto in questo eventuale accordo ‘giallo-verde’. Le mani sono libere e emissari azzurri stanno tenendo in piedi i contatti anche con il partito democratico. Non è un caso che proprio Brunetta, al tavolo con Toninelli e Grillo, abbia proposto di inserire nell’ufficio di presidenza di Camera e Senato anche una o più quote di Pd e LeU.