Dal podio di Phoenix, in Arizona, il presidente americano Donald Trump si è scagliato contro i media accusandoli di aver travisato e manipolato i suoi commenti sulle violenze di Charlottesville per aumentare la divisione nel Paese. Il comizio era atteso con il fiato sospeso, per il timore che con la sua consueta retorica incendiaria il repubblicano alimentasse la tensione che da giorni percorre il Paese.
All’origine ci sono i suoi commenti sulle violenze di Charlottesville, in cui una dimostrante antirazzista è stato uccisa da un suprematista bianco. La sua posizione ambigua ha causato dure polemiche, soprattutto dopo che ha attribuito la responsabilità degli scontri a “entrambe le parti”. Per tornare sui fatti, il repubblicano ha scelto il suo scenario favorito: un comizio davanti ai suoi devoti sostenitori. Fuori, intanto, diverse migliaia di persone (secondo la stima dei media locali) hanno manifestato contro di lui, con alcuni disordini. Ma dal palco il magnate ha parlato anche di Corea del Nord, del muro al confine con il Messico, della grazia allo sceriffo anti-migranti Arpaio.
MEDIA DISONESTI. “Ciò che è accaduto a Charlottesville colpisce il cuore degli Stati Uniti”, i media hanno distorto le condanne delle violenze dei suprematisti bianchi per arrecargli danno e approfondire la divisione nel Paese. Così Trump si è difeso dalle critiche per i suoi commenti, ripercorrendoli tramite alcuni appunti. “Ho condannato i neonazisti, i suprematisti bianchi, i neonazisti. Tutti, vediamo. Il Ku Klux Klan, c’è anche il Ku Klux Klan”, ha detto. Tuttavia, in quell’elenco ha omesso di ricordare le frasi più polemiche, in cui ha accusato entrambe “le due parti”, cioé antifascisti e neonazisti, delle violenze.
KIM COMINCIA A RISPETTARE GLI USA. “Rispetto il fatto che credo stia cominciando a rispettarci” e “forse, non probabilmente ma forse, può derivarne qualcosa di positivo”, ha detto Trump a proposito del leader nordcoreano Kim Jong-Un. Una lieve apertura quindi, nelle sue parole, alla possibilità di una riduzione della tensione legata al programma di armamenti e nucleare del Paese asiatico.
PER ORA NIENTE GRAZIA AD ARPAIO. Il presidente non ha annunciato la grazia per lo sceriffo Joe Arpaio, decisione che era temuta perché avrebbe potuto scatenare nuove violenze. Ma Trump ha lasciato intendere che è solo questione di tempo perché l’85enne, dichiarato a luglio colpevole di aver ignorato gli ordini dei giudici per le sue dure e controverse azioni nei confronti dei migranti, sia graziato: “Non voglio causare nessuna controversia” al momento, ma “faccio una previsione, credo che starà bene”, ha detto. Arpaio rischia sei mesi di carcere.
LE PROTESTE. La polizia ha sparato spray urticanti contro i dimostranti anti-Trump che si erano radunati fuori dal centro convegni di Phoenix. Secondo la versione ufficiale, i manifestanti hanno bersagliato gli agenti con pietre e bottiglie, che hanno quindi reagito. I media locali hanno parlato di diverse migliaia di persone. Quattro gli arresti.