L’umanità, che sta subendo le conseguenze dei cambiamenti climatici, deve scegliere tra la “speranza” di un mondo migliore agendo ora o “la capitolazione”. Lo ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, all’apertura della COP25 a Madrid. “Vogliamo davvero restare nella storia come generazione di struzzi, che passeggiava mentre il mondo bruciava?”, ha aggiunto il segretario generale parlando davanti ai rappresentanti dei 195 Paesi firmatari dell’accordo di Parigi, tra cui circa 40 capi di Stato e di governo.
Il mondo è un punto di “svolta” e “tra ora e la fine del prossimo decennio saremo su una di queste due vie: una è quella della capitolazione, dove come sonnambuli avremo superato il punto di non ritorno, mettendo in pericolo la salute e la sicurezza di tutti gli abitanti di questo pianeta”, ha affermato Guterres. “L’altra opzione è la via della speranza. Un cammino di risoluzione e di soluzioni durevoli. Un cammino in cui le energie fossili restano dà dove dovrebbero essere, nel sottosuolo, e in cui arriveremo alla neutralità carbonica entro il 2050”, ha proseguito il segretario generale delle Nazioni Unite, chiedendo che si metta fine alla “dipendenza dal carbone”. Sottolineando la propria “frustrazione” di fronte alla lentezza dei cambiamenti, ha ripetuto la sua richiesta ad agire in modo radicale e urgente: l’accordo di Parigi del 2015 è stato una “promessa solenne” ai popoli del mondo intero, ha aggiunto Guterres.
Bisogna “ascoltare le masse che chiedono cambiamento. Apriamo gli occhi davanti alla minaccia imminente che ci insidia, restiamo aperti all’unanimità della scienza”, ha dichiarato Guterres. “Diamo prova della volontà politica che i popoli si aspettano da noi. Fare meno sarebbe tradire la famiglia umana nel suo insieme e tutte le generazioni a venire”. I firmatari dell’accordo di Parigi sono riuniti a Madrid sino al 13 dicembre e sono sotto pressione perché le misure per ridurre le emissioni di gas serra siano intensificate in modo deciso, nella speranza di poter ancora limitare il riscaldamento globale a +2 gradi, o +1,5 grandi, rispetto all’era preindustriale.