“Io non mi sento rappresentato da Di Maio e da Salvini. Se Salvini può fare il ministro dell’Interno, è come se io diventassi ministro della Giustizia, uguale”. Parola di Fabrizio Corona, che dice la sua sul nuovo governo prima dell’inizio del processo d’appello a suo carico per gli 1,7 milioni di euro trovato nel controsoffitto della casa della sua collaboratrice Francesca Persi e in due cassette di sicurezza in Svizzera. “Se entrassi in politica – ha aggiunto – prenderei più di Di Maio e Salvini messi assieme”. Corona al suo arrivo in tribunale aveva detto che per lui i problemi giudiziari “saranno finiti solo il giorno che andò via dall’Italia, ma dall’Italia non me ne andrò più”. “Con i ministri e i presidenti del Consiglio che ci sono adesso potrei dare il premier anche io”, ha aggiunto. Tra i progetti futuri, invece, Corona sta lavorando a un programma televisivo su chi viene arrestato e finisce in carcere ingiustamente.
“Questo atto di appello è vergognoso e ve lo dimostrerò. La differenza è che prima non potevo camminare, parlare e difendermi ora lo posso fare”, ha detto inoltre l’ex fotografo dei vip. L’appello presentato dal pm Paolo Storari “è assurdo e in quell’atto ci sono bugie e falsità che sono querelabili da parte dello stesso Tribunale”, ha rincarato la dose Corona, che oggi in aula davanti ai giudici della seconda Corte d’Appello di Milano intende fare dichiarazioni spontanee. “Sono preparatissimo sul mio processo, in questo anno di galera ho imparato il codice penale a memoria e il diritto penale a memoria”, ha aggiunto Corona, assistito dall’avvocato Ivano Chiesa, che ha detto di essere in grado di “difendersi anche da solo”. “In tutti gli altri paesi europei – ha proseguito – la Procura non può impugnare una sentenza di assoluzione”.