Dopo una settimana in zona rossa, la Lombardia torna da oggi arancione insieme ad altre 13 regioni. L’ufficialità è arrivata con la firma del ministro della Salute Roberto Speranza, all’ordinanza che allenta le misure anti-Covid a Milano e nelle altre città lombarde.
Determinante per questo cambio di rotta l’aver individuato una discrepanza tra i dati elaborati dai tecnici di Regione Lombardia e quelli registrati dal ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità. Una ‘svista’ che tuttavia ha costretto a casa circa 10 milioni di cittadini e obbligato i commercianti a una serrata di 7 giorni che, secondo le primissime stime, potrebbe aver causato un danno economico di 200 milioni di euro nel solo capoluogo lombardo.
Danni ingenti e c’è già chi, come diverse associazioni di imprenditori ed esercenti, annuncia una class action nei confronti dei responsabili, che verrà portata avanti dagli avvocati Francesco Borasi e Angelo Leone. Un’iniziativa che è stata subito accolta con favore anche dai sindaci di Bergamo, Giorgio Gori, e di Varese Davide Galimberti.
Il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e la vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, però, non ci stanno ad essere incolpati per una situazione che, come tengono a precisare, si è chiarita solo grazie all’intervento del Pirellone. “Se da domenica la Lombardia tornerà arancione – scandisce Fontana in una conferenza stampa, convocata proprio per far luce sulla vicenda – lo deve esclusivamente al fatto che noi abbiamo evidenziato sottolineato e contestato i conteggi del governo”. E ancora: “Noi non abbiamo mai sbagliato a dare i nostri dati, non abbiamo mai rettificato i nostri dati”. “Se c’è un errore – aggiunge – non è un errore nostro, non è un errore dei nostri dati”.
Moratti rincara la dose: “Avevamo chiesto un confronto leale, tecnico e approfondito, di sole 48 ore, per capire se fosse giusto stare o non stare in zona rossa – denuncia – ma non ci è stato concesso”. E una volta individuata l’incongruenza, il ministro della Salute, Roberto Speranza “pretendeva che dicessimo che c’era stato un errore nostro – ha detto Moratti – , ma non era così. I dati che abbiamo mandato a Roma erano dati corretti. Non lo abbiamo accettato per la dignità della Regione, per le nostre famiglie e le imprese”, anche perché questa ‘svista’ ha causato “un danno enorme per la nostra regione”.
Andrà avanti anche il ricorso al Tar del Pirellone perché, sottolinea Fontana, “pretendiamo che la verità dei fatti venga acclarata in sede giudiziaria. Verrà allargato il ricorso – chiarisce – . Sarà impugnato il verbale della cabina di regia, il verbale del Cts, l’ordinanza nella quale si afferma che c’è stata una rettifica dei dati della Regione. È una cosa non vera”.
Immediata la replica di Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione presso il ministero della Salute. “La cabina di regia – dice – composta dal ministero della Salute, Iss, i rappresentanti di alcune Regioni si è riunita per il monitoraggio dell’andamento epidemiologico, dal quale è emerso che erano presenti alcune incongruenze nei dati della Regione Lombardia che la Regione stessa ha corretto reinviando i file il 20 gennaio. Ciò ha permesso di ricalcolare l’Rt e collocare la Regione in zona arancione”. Parole precise, ma che di certo non argineranno la polemica destinata a infiammare – anche nei prossimi giorni – il clima già tesissimo tra Regione Lombardia e governo.