Il secondo processo d’impeachment nei confronti di Donald Trump si aprirà la settimana dell’8 febbraio, dopo la pressione del Gop per dare più tempo all’ex presidente per preparare la propria difesa. Le dichiarazioni d’apertura legate all’accusa di “incitamento all’insurrezione” dei sostenitori violenti che il 6 gennaio hanno assaltato il Campidoglio è stata rinviata, dopo che la speaker della Camera Nancy Pelosi aveva dichiarato che i suoi deputati-procuratori erano pronti e che lunedì avrebbe inviato gli articoli d’impeachment al Senato.
Il leader della maggioranza Dem al Senato, Chuck Schumer, ha infatti annunciato il compromesso, con il rinvio all’8 febbraio. E’ la prima volta che un ex presidente è sottoposto a un processo d’impeachment, ed è anche la prima volta che avviene per due volte allo stesso inquilino della Casa Bianca. Da quando si è trasferito in Florida, dove pare abbia molto giocato a golf nel suo resort di Mar-a-Lago, Trump è rimasto in silenzio. Complice, anche, il fatto che i social media hanno sospeso i suoi account, impedendogli di usare il suo più consueto mezzo di comunicazione.
Il rinvio dà anche più tempo al Senato per confermare le nomine governative del neopresidente Joe Biden, nonché di considerare il pacchetto di aiuti da 1,9 miliardi di dollari in risposta alla pandemia del Covid-19. Priorità della nuova amministrazione, sotto minaccia di stallo una volta che il processo prenderà il via. “Tutti vogliamo mettere questo brutto capitolo della storia nazionale alle spalle”, ha detto Schumer, riferendosi all’assalto al Campidoglio da parte di estremisti, suprematisti bianchi, simpatizzanti di movimenti complottisti, sostenitori violenti di Trump. “Bon si può curare e unire, senza verità e responsabilità. Questo è ciò che il processo porterà”, ha aggiunto. Se Trump sarà condannato, il Senato potrà mettere fine alla sua speranza di ricandidarsi nel 2024.
Sulle nomine e sugli aiuti, Biden ha commentato dicendo che “più tempo abbiamo, meglio è”. La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, non ha rivelato se Biden pensi che Trump debba essere contannato, ma ha detto che i deputati possono occuparsi simultaneamente di varie cose. Intanto, le dichiarazioni dei sostenitori di Trump accusati di aver partecipato all’assalto potrebbero comprometterlo nel processo. Almeno cinque dei 140 incriminati sinora a livello federale hanno detto di aver preso ordini dal lui, in interviste e dichiarazioni formali. “Penso di aver seguito il mio presidente, ciò che ci è stato chiesto di fare. Ha chiesto di catapultarci là”, ha detto ad esempio Jenna Ryan, del Texas. Jacob Chansley, il manifestante definitosi “sciamano di QAnon”, ha detto all’Fbi di essere andato a DC “su richiesta del presidente ai patrioti”. Frasi che si associano a quelle pronunciate in comizio da Trump prima dell’assalto: “Non ci arrenderemo mai”, “c’è di mezzo un furto”, “se non combatterete strenuamente non avrete più un Paese”, andate al Campidoglio e fa sentire la vostra voce “pacificamente e patriotticamente”.