Con l’emergenza Coronavirus scoppia il caos carceri. Tensioni e rivolte, da Nord a Sud, da Alessandria a Frosinone, dopo il caso di Salerno. Lo stop ai colloqui per le restrizioni a causa delle misure contro il virus ha fatto esplodere le proteste. Il blocco era stato imposto per evitare possibili infezioni. Tre vittime a Modena, con altri due detenuti in rianimazione: in corso le indagini per capire le cause dei decessi.
Sono andate in scena “proteste dei detenuti negli istituti penitenziari di Napoli Poggioreale, Modena, Frosinone, Alessandria San Michele; battiture delle inferriate da parte dei reclusi sono, inoltre, in atto da parte dei detenuti a Foggia e Vercelli. E un centinaio di persone hanno richiesto di effettuare i colloqui presso la Casa Circondariale di Napoli Secondigliano stazionando per alcune ore”. È stata l’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) per voce del segretario generale Leo Beneduci a dare il quadro della situazione, per cui “in questo particolare momento si devono individuare nelle proteste in atto gravi carenze nell’organizzazione e nella catena di comando tra l’Amministrazione Centrale e gli enti periferici”.
Il ministro della Giustizia fa sapere che in tutti gli istituti le proteste hanno riguardato l’emergenza coronavirus, nonché i provvedimenti emanati dal Governo. Alcuni detenuti più facinorosi hanno incitato numerosi altri a unirsi alla protesta, che in alcuni casi, come accaduto nel carcere di Salerno, è sfociata in pesanti danneggiamenti alle sezioni detentive e, in qualche caso, in incendi alle suppellettili.
Per Antigone, associazione che si occupa di diritti dei detenuti, “il nuovo decreto legge del governo contiene, nella parte relativa alla gestione degli istituti penitenziari, l’apertura a delle misure che avevamo sollecitato nei giorni scorsi riguardante l’aumento della durata delle telefonate e l’incentivo ad adottare misure alternative e di detenzione domiciliare”. Antigone si appella a tutti i direttori delle carceri e magistrati di sorveglianza affinché assicurino un contatto telefonico quotidiano dei detenuti con i propri famigliari e affinché più gente possibile, che sta scontando una parte finale della propria pena, possa accedere alle misure alternative alla detenzione. “Anche per allentare – sottolinea – la tensione che sta crescendo negli istituti di pena, oltre che per riconoscere i diritti fondamentali”.
Le reazioni politiche non sono mancate. Per il leader della Lega Matteo Salvini “l’emergenza Coronavirus non dev’essere la scusa per spalancare le porte delle case circondariali. Bonafede troverà il tempo di occuparsi anche di loro, dopo la terribile riforma della prescrizione e le intercettazioni per tutti?”.
Ma il ministero della Giustizia sottolinea che “il paziente lavoro degli uomini dei reparti della Polizia Penitenziaria dei vari istituti” e “di altre forze dell’ordine, oltre alla paziente attività di mediazione svolta dai direttori e dai comandanti, hanno permesso di mettere fine a quasi tutte le manifestazioni di protesta”.