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Cyberbullismo, molte vittime, pochi denunciano. I rischi di una generazione connessa

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Bullismo e cyberbullismo: cosa sono

Il forte contro il debole, la minaccia, la prevaricazione, lo scherno: il bullismo ha sempre fatto parte del contesto sociale umano, ma oggi, inserito nella nostra società ipertecnologica, assume nuove forme, come quella del cyberbullismo. Non è un caso che la Seconda Giornata nazionale contro bullismo e cyberbullismo, che si celebra domani, 7 febbraio, sia accompagnata, solo un giorno prima, dal Safer Internet Day, dedicato all‘uso sicuro delle nuove tecnologie, spesso veicolo principale di queste nuove forme di soprusi. Rispetto al bullismo, il cyberbullismo si caratterizza per tre elementi principali: è pervasivo, ovvero può avvenire in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, con possibilità di diffusione virtualmente infinite della gogna mediatica; è persistente, cioè i contenuti offensivi rimangono online per lungo tempo; si basa su una totale mancanza di empatia, perché lo schermo del pc o di uno smartphone, oltre a garantire l’anonimato, impedisce al bullo di sentire il dolore della sua vittima.

Più della metà dei ragazzi italiani è stata vittima di bullismo e/o cyberbullismo

Secondo l’Istat poco più della metà delle ragazze e dei ragazzi italiani tra gli 11 e i 17 anni ha subito qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento da parte di coetanei (i dati si riferiscono al 2014). Per il 19,8% le umiliazioni, aggressioni e minacce avvengono con frequenza regolare. Per quanto riguarda, più nello specifico, gli episodi di cyberbullismo, per l’Istat questo fenomeno riguarda il 5,9% dei ragazzi che usano smartphone e/o internet. Una ricerca condotta da Telefono Azzurro e Doxa Kids (2015) ha evidenziato che, tra gli adolescenti dai 12 ai 18 anni, uno su tre ha trovato online proprie foto non autorizzate e uno su cinque ha trovato foto imbarazzanti; uno su sette ha trovato propri video non autorizzati, e per uno su dieci si trattava di materiali imbarazzanti. Un adolescente su dieci ha ammesso di aver diffuso informazioni che umiliano qualcuno.

 

La stragrande maggioranza delle vittime di bullismo e cyberbullismo che si sono rivolte all’Osservatorio del Centro Nazionale di Ascolto del Telefono Azzurro (che ha condotto le sue ricerca da ottobre 2014 a dicembre 2015, gestendo prevalentemente casi di prevaricazioni online, sexting, violazione della privacy online, crimini online e segnalazioni di siti) sono ragazze. Rappresentano il 61,8% dei casi (contro il 38,2 % dei ragazzi). Per quanto riguarda la fascia d’età, più della metà delle segnalazioni è arrivata da adolescenti tra gli 11 e i 14 anni (il 55,2%), seguiti dai 15-18enni (il 40,2%). I più piccoli, dagli 0 ai 10 anni, rappresentano il 4,6%. Nel 93,4% dei casi si tratta di vittime italiane, mentre solo il 6,7% è di origine straniera. La maggior parte delle telefonate arrivava dal Nord Italia (59,8%), poi da Sud e isole (32,7%), mentre solo il 7,5% degli episodi segnalati veniva dal Centro Italia. Le regioni dalle quali vengono più segnalazioni sono Lombardia (14,1%) e Piemonte (14,1%), seguite dalla Sardegna (12,7%).

E’ importante sottolineare che si tratta di dati sicuramente sotto stimati, poiché, come spiega Telefono Azzurro, “i casi che arrivano all’attenzione della linea telefonica sono la punta dell’iceberg rispetto alla vastità del fenomeno”.

Solo una vittima su 10 denuncia, quasi la metà pensa al suicidio

 

 

Il principale motivo per il quale i numeri che abbiamo rappresentano solo una piccola parte del fenomeno è che pochissimi ragazzi denunciano le violenze subite: solo uno su dieci ne parla con un adulto. Il 23% non si confida con nessuno, neanche con i propri amici più stretti. E c’è un’altra inquietante faccia della medaglia, in questo fenomeno in cui si intrecciano mancanza di controllo e omertà: il 46% delle vittime di bullismo e cyberbullismo ha pensato almeno una volta al suicidio, il 32% ha messo in atto condotte autolesive e il 75% dopo le prevaricazioni dei coetanei ha sviluppato forme di depressione.

Una generazione connessa

L’essere nati e cresciuti in una società ipertecnologica e perennemente connessa e il non avere, spesso, le competenze per navigare sul web e condividere contenuti in modo responsabile, fanno sì che bambini e adolescenti siano sempre più esposti al problema del cyberbullismo (non solo come vittime, ma anche come possibili bulli, più o meno consapevoli). Per questo è importante sapere quanto e come oggi i ragazzi utilizzino internet. Ci ha pensato, in vista del Safer Internet Day, Save the Children, che nel report “Che genere di tecnologie? Ragazze e digitale tra opportunità e rischi”, realizzato insieme all’Istat, fotografa l’attuale contesto italiano. Secondo la ricerca non solo gli adolescenti, ma anche bambine e bambini utilizzano la rete quotidianamente e considerano il web un vero e proprio spazio di socializzazione.

 

I dati confermano che i primi accessi avvengono in età sempre più tenera: nella fascia 6-10 anni, infatti, i bambini usano la connessione da casa nel 54% dei casi, le bambine nel 53%, percentuale che sale con il crescere dell’età, per aver il suo apice tra i 15 e i 17 anni, con rispettivamente il 93,5% delle ragazze e il 94,2% dei ragazzi connessi. Il 94,1% delle famiglie, con almeno un minore di 18 anni, in Italia dispone di una connessione da casa, anche se sono presenti differenze tra le diverse aree geografico che sottolineano l’esistenza di un digital divide, tuttavia non troppo marcato (si va dal 96,4% di famiglie con accesso ad Internet nel Nord-Ovest al 90% al Sud).

 

Ragazze a rischio

Abbiamo visto che, secondo Telefono Azzurro, la percentuale delle ragazze vittime di bullismo è di gran lunga superiore a quella dei coetanei maschi (61,8% dei casi). I dati di Save the Children ci dicono ancora di più sul mondo delle giovanissime: la quasi totalità delle ragazze possiede uno smartphone ed è attiva sui social network più dei coetanei maschi. E anche nella condivisione di foto o video sui profili, si registra una maggiore attività da parte delle ragazze. Non solo: a molte di loro è capitato di leggere commenti violenti e di ricevere da individui conosciuti sul web, video o immagini particolarmente violenti che le hanno messe a disagio. Un capitolo a parte meritano l’invio o la ricezione di messaggi che contengono riferimenti sessuali, una pratica ritenuta dalle ragazze diffusa tra gli amici. La bassa percezione del rischio online è sottolineata dal fatto si ritenga sicuro condividere materiale intimo in una cerchia ristretta “perché lo fanno tutti”.

Il grafico evidenzia le tendenze, elaborate su dati Ipsos, del comportamento in Rete delle ragazze di fascia 12-17 anni. Per il 32% è normale condividere materiale intimo tra amici; più di una ragazza su quattro ritiene sicuro condividere foto o video particolarmente intimi in una cerchia ristretta, considerando anche che „lo fanno tutti“; e il 40,3% sottolinea a che „a volte devi farlo anche se non è sicuro“. Quanto alle conoscenze online il 42% chatta con persone conosciute su Internet, il 14,5% poi ammette che la persona con cui parlava si è rilevata non essere chi diceva di essere, mentre l‘11,8% riceve in chat messaggi, foto o video violenti che mettono a disagio.

 

FONTI
Che genere di tecnologie? Ragazze e digitale tra opportunità e rischi, Save the Children 2018
Dossier Cyberbullismo, Telefono Azzurro 2015
Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi, Istat 2014
Safer internet day study, Ipsos/Save the Children 2013

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