Un Def (Documento Economico e Finanziario) di transizione e uno strumento indispensabile per tenere i conti in sicurezza fino all’entrata in carica di un nuovo governo. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan lo ha presentato in audizione davanti alle Commissioni Speciali di Camera e Senato. “Nel rispetto del Parlamento e del prossimo governo, con questo Def tendenziale a legislazione vigente si mette a disposizione del Paese uno strumento di lavoro indispensabile per costruire una politica economica per il futuro. Il quadro aggiornato della situazione economica e finanziaria è la base sulla quale il prossimo esecutivo potrà valutare le politiche e le riforme da adottare”, ha spiegato il ministro.
E’ un Def che non prende impegni a lungo termine. Chi l’ha scritto ha cercato di essere rispettoso di chi verrà e ha tenuto conto della propria “carenza” di legittimazione politica: “Il Def in questa versione – ha detto Padoan – non contiene alcun impegno per gli anni a venire ma si limita a prendere atto delle tendenze dell’economia e della finanza pubblica a legislazione vigente. In altre parole risponde alla domanda ‘Che cosa accadrebbe all’andamento dell’economia nazionale e delle finanze pubbliche se non venisse fatta una legge di bilancio per il 2019?'”.
Sul tema della crescita il ministro si è detto fiducioso. “E’ dal 2014 che l’economia italiana cresce ininterrottamente; la ripresa, dapprima debole, si è consolidata nel biennio 2015-2016, per acquistare slancio nel 2017 e nell’anno in corso. Nei primi tre mesi del 2018 il Pil è cresciuto per il 15esimo trimestre consecutivo'”. “L’Italia è nelle condizioni per proseguire nell’irrobustimento strutturale della crescita, dell’aumento dell’occupazione, derll’inclusione sopciale e nel rafforzamento delle finanze pubbliche e nella riduzione della pressione fiscale”.
Ma non manca l’avvertimento relativo ai rischi derivanti dall’instabilità politica. “Il prolungarsi dell’incertezza” è “potenzialmente in grado di frenare la ripartenza degli investimenti”.
Poi il capitolo Iva. Come già avvenuto negli anni scorsi il rialzo può essere evitato, mediante futuri interventi legislativi, per esempio “con la legge di Bilancio 2019“. “Ricordo – ha detto Padoan – che una parte significativa delle clausole di salvaguardia per il 2019 è già stata disattivata mediante gli interventi operati nel corso del 2017 dal dl 50 (circa 4,4 miliardi di euro), dal dl 148 (340 milioni di euro) e infine dalla legge di Bilancio 2018 (circa 6,1 miliardi di euro)”.
“E’ chiaro – ha sottolineato – che c’è una ferma volontà di disinnescare le clausole di salvaguardia. Il modo per farlo è semplicemente quello di agire sia in nota di aggiornamento del Def, per cambiare il quadro e i saldi, e in legge di Bilancio con misure specifiche. Non c’è assolutamente alcun bisogno di fare interventi ulteriori“.
Il ministro si è soffermato infine sullo storico problema italiano del debito pubblico. “In tema di finanza pubblica vi è una variabile chiave il cui onere grava sul Paese, della quale si parla malvolentieri, non se ne è parlato affatto ad esempio durante la passata campagna elettorale: si tratta del debito pubblico. Se intendiamo rimuovere questo peso dalle spalle dei nostri figli, nessuno può voltarsi dall’altra parte e disinteressarsene”. “Il debito – ha continuato – è cresciuto da 100 al 130 percento circa del Pil in sette anni, dal 2007 al 2013. Nella passata legislatura è stata arrestata questa spirale e sono stati messi in sicurezza i conti pubblici. A legislazione vigente, questa tendenza è assicurata”.