È stato condannato all’ergastolo Stefano Binda, 50enne di Brebbia, per l’omicidio di Lidia Macchi, la studentessa di Varese uccisa con 29 coltellate il 5 gennaio del 1987 nel bosco di Cittiglio.
Il 15 gennaio 2016 Binda, ex compagno di liceo della vittima, è stato arrestato perché identificato come l’autore di una lettera anonima recapitata a casa dei familiari di Lidia il giorno dei suoi funerali. La busta conteneva una poesia scritta a mano, che descriveva passo passo tutte le fasi del delitto.
L’uomo è stato interdetto dai pubblici uffici e condannato a pagare anche una provvisionale di 200mila euro per la madre della ragazza e di 80mila euro ciascuno per la sorella e il fratello. A leggere la sentenza della Corte d’Assise di Varese, arrivata dopo oltre tre ore di camera di consiglio, è stato il giudice Orazio Moscato, che ha escluso le aggravanti per futili motivi e abietti.
Durante la lettura del verdetto Binda, difeso degli avvocati Sergio Martelli e Patrizia Esposito, è rimasto impassibile. Presenti in aula Paola Bettoni, madre di Lidia, con i figli Stefania e Alberto. “Spero si siano chiarite un po’ le cose, perchè una ragazza come Lidia non poteva morire in questo modo”, ha commentato Bettoni. “Io ho sempre chiesto il colpevole, non uno a caso”, ha detto la donna. E a chi le chiedeva se Stefano Binda è il colpevole o se le sia rimasto qualche dubbio in proposito, ha risposto: “Da quello che è venuto fuori durante il processo, penso che sia lui”.