“In questi giorni da destra mi hanno descritto come il cattolico terzomondista che si oppone alla linea di quelli ‘legge e ordine’. Ecco, questo mi ha dato fastidio. Io rispetto la legge dello Stato. Lavoro per l’ordine e la sicurezza. Sono impegnato per stroncare il traffico odioso dei clandestini, in questa nostra guerra contro gli scafisti. Ma se c’è una nave di una Ong vicina a gente da soccorrere, non posso escluderla. E anche se non ha firmato il codice di autoregolamentazione, sono obbligato a usarla per salvare vite umane”. Così il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio in un’intervista a Repubblica. “Per quanto mi riguarda, non ho punti di contrasto con lui”, rimarca a proposito del collega dell’Interno Minniti dopo il caso del trasbordo dalla nave di Msf – che non ha firmato il codice con il Viminale – a una della Guardia costiera, “se l’altra sera ci fossimo comportati diversamente e fossero morte delle persone? E gli ufficiali fossero andati sotto processo, come è già successo?”. A volte il trasbordo da navi di Ong che non hanno firmato il codice “è necessario, se viene individuato un pericolo di vita, o se una nave è troppo piccola e rischia di ribaltarsi. Noi dobbiamo tenere aperto questo spiraglio, per l’incolumità di chi è a bordo”.
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“Ho dato disposizioni alla Guardia costiera di usare principalmente le Ong che mostrano un atteggiamento collaborativo. Ma certo non posso violare una regola di diritto internazionale, o la nostra Costituzione. Prima di tutto il resto, è una questione – come dire – di gerarchia delle fonti. O qualcuno pensa che si possa vietare il trasbordo a una nave con migranti, magari lasciandola fuori dai porti a vagare nel Mediterraneo per quindici giorni?”, sottolinea Delrio, “a me il codice va bene. Leggo polemiche sul nulla”. Le Organizzazioni non governative “devono collaborare in tutto e per tutto. Capisco il loro punto di vista, quando dicono: ‘Io faccio l’Ong, non lo Stato’. Ma io sono lo Stato e voglio stroncare il traffico vergognoso di esseri umani”. Sull’ipotesi di chiusura dei porti alle navi delle organizzazioni che non hanno sottoscritto il codice, il numero uno del Mit spiega che “cercheremo di fare in modo che vengano utilizzate sempre di più le navi di Ong che hanno firmato, affinché il problema non si ponga. Poi chiaramente si valuterà caso per caso, se esistono situazioni di pericolo o di ordine pubblico”.