Sull’euro “né io né il governo stiamo pensando ad un piano B“. Parola di Luigi Di Maio, che, ospite ad Omnibus su La7, precisa: “Se poi altri cercheranno di cacciarci questo non lo so, ma non è nostra volontà”. Il riferimento è ovviamente alle parole di Paolo Savona, che, davanti alle commissioni parlamentari ha detto: “E’ necessario essere pronti ad ogni evento, anche all’uscita dell’euro“. Il ministro degli Affari europei, già al centro delle polemiche proprio per le sue controverse posizioni sul tema, martedì ha sottolineato che l’Italia potrebbe “trovarsi in situazioni in cui sono altri a decidere”. “La mia posizione è di essere pronti a ogni evenienza”.
E mentre Di Maio cerca di smorzare parzialmente i toni, l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si dice preoccupato: “Se un ministro di un governo dice che sta pensando a un piano B e che questo implica l’uscita dall’euro, questa è una affermazione che viene vagliata con molta attenzione, dai mercati in primo luogo”, ha detto ai microfoni di Giorgio Zanchini a Radio Anch’io (Rai Radio1).
Alla domanda del conduttore se queste parole stessero generando preoccupazione nei mercati, l’ex ministro dell’economia ha risposto: “Lo stanno già facendo. Ci sono delle analisi del rischio Italia che mostrano che nei mercati esiste il “rischio di ridenominazione”: ossia sui mercati si sconta una possibile situazione in cui l’Italia sia costretta a uscire dall’euro con l’introduzione di una nuova lira. E le parole di Di Maio sono importanti perché vanno in direzione opposta. Il fatto che ci sia un “cigno nero”, come dice Savona, cioè un evento imprevedibile e grave, non implica che si debba pensare come risposta un’uscita dall’euro. Questa è una situazione che non è sostenibile”.