Gli Stati Uniti continuano l’escalation della propria guerra commerciale, con Washington che minaccia di imporre nuove tariffe su altri 200 miliardi di dollari di beni cinesi. Il presidente Usa, Donald Trump, ha ordinato al dipartimento del Commercio di “iniziare il processo di imposizione di tariffe del 10% su ulteriori 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi”, ha detto il rappresentante del commercio americano Robert Lighthizer in una nota, accusando Pechino di aver imposto tariffe doganali “senza alcuna base legale o giustificazione internazionale”. Funzionari statunitensi valuteranno a fine agosto una lista di prodotti mirati su cui imporre i dazi e dalla Casa Bianca hanno fatto sapere che ci vorranno circa due mesi per finalizzare le eventuali tariffe, che arriverebbero con il via libera finale del presidente. L’obiettivo finale è quello di arrivare a dazi sul 40% delle importazioni cinesi, la stessa percentuale di merci statunitensi colpite dalle rappresaglie di Pechino.
Pronta la risposta del ministero del Commercio cinese, che in una nota ha dichiarato: “Il comportamento degli Stati Uniti sta danneggiando la Cina, ferendo il mondo e facendo del male agli stessi Usa”. Pechino ha poi definito “assolutamente inaccettabile” la nuova minaccia di Washington e ha promesso ulteriori contromisure, affermando di essere “scioccata” dalle azioni degli Stati Uniti. “Al fine di salvaguardare gli interessi fondamentali del Paese e gli interessi fondamentali della popolazione, il governo cinese come sempre non avrà altra scelta che adottare le necessarie contromisure”, ha detto la Cina, aggiungendo che farà ricorso “immediatamente” contro il comportamento “unilateralista” di Washington presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto). In un forum a Pechino, un alto funzionario ha accusato inoltre gli Stati Uniti di “aver danneggiato l’ordine economico mondiale”. L’assistente del ministro del commercio Li Chenggang ha spiegato che “l’esplosione di dazi su larga scala tra la Cina e gli Stati Uniti distruggerà inevitabilmente il commercio sino-americano”.