Si procede contro ignoti, ma i capi di accusa al vaglio della procura di Agrigento sono pesanti: sequestro di persona e arresto illegale. Il lavoro del procuratore capo Luigi Patronaggio, salito il 22 agosto sulla nave Diciotti, ancora ferma al porto di Catania in attesa dell’autorizzazione allo sbarco dei migranti, è incessante.
I magistrati ascolteranno a breve tutti i protagonisti della catena di comando. Tra loro, come persone informate sui fatti e quindi non indagati, ci sono anche il capo Dipartimento per le Libertà Civili del Viminale e il suo vice. Il dipartimento opera nell’ambito delle funzioni e compiti spettanti al Ministero nella tutela dei diritti civili. Vista la pluralità dei soggetti coinvolti, l’esigenza di chi indaga è appunto ascoltare tutti quei funzionari del ministero che si sono occupati del caso.
Intanto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, smentisce un suo possibile interrogatorio, dopo che la notizia è rimbalzata dalla stampa estera. Ma non ha certo evitato di far sentire la sua voce in proposito. Anzi, appena saputo dell’inchiesta, snobbando le toghe ha tuonato: “Mi autodenuncio, non sono ignoto, vengano a prendermi”. E ancora, alzando il tiro: “
Il procuratore di Agrigento interrogasse me, andasse dal capo” del ministero dell’Interno. E poi, a Zapping su RaiRadio1. “Non andasse ad interrogare e chiedere lumi a dei funzionari, che svolgono delle direttive che il responsabile dà – prosegue Salvini -. Se questo magistrato vuole capire qualcosa, sono disponibile a farmi interrogare anche domani mattina”.
Ma Salvini, al massimo può rispondere al tribunale dei ministri e nel caso saranno quei magistrati a decidere se procedere. Ma prima di ciò devono essere fatti altri passi, importanti. Primo: Di chi è la competenza territoriale? Quale è il motivo addotto per il divieto di sbarco e da chi è stato stabilito concretamente? A tutto questo si lavora, perché non è semplice tracciare una strada in questa ingarbugliata vicenda. Quel che è certo è che il procuratore di Agrigento punta a salvaguardare il diritto ai migranti di ricevere un trattamento dignitoso, come prevedono diverse leggi e norme costituzionali, oltre che il diritto internazionale. Sotto la lente di ingrandimento dei magistrati c’è sicuramente il cosiddetto Pos, cioé il ‘Place of safety’, ossia un porto sicuro.
Nel caso della Diciotti, per ovvi motivi di ordine pubblico, la Guardia Costiera lo ha chiesto al Viminale, che ha deciso quello che ormai è sotto gli occhi di tutti. Ecco spiegato il perché Salvini ha in mano il bandolo della matassa. Alcuni tecnici hanno però spiegato che questa situazione potrebbe essere sbloccata da Palazzo Chigi, per motivi di ‘protezione civile’. Ma questo aprirebbe imprevedibili scenari all’interno del governo.