Massimo sforzo, minimo risultato. Ma comunque utile al governo M5S-Lega per portare a casa il primo via libera al decreto Dignità. È solo quello delle commissioni Finanze e Lavoro della Camera, però prepara ampiamente il terreno al provvedimento per il ‘battesimo’ dell’aula di Montecitorio, che avverrà lunedì prossimo con la discussione generale.
Il decreto che porta la firma del capo politico M5S non ha avuto un cammino agevole, questo va detto. Nella settimana di lavori delle due commissioni sono stati molti i momenti di smarrimento, gaffes e imbarazzi. I due presidenti, Carla Ruocco e Andrea Giaccone, spesso sono stati costretti a lunghe sospensioni per mancanza dei pareri della Ragioneria di Stato. Un fatto inusuale, soprattutto se il provvedimento si trova alle battute finali di un esame. Ora, però, è acqua passata per la truppa giallo-verde.
Entrando nel merito del decreto, il ‘pezzo forte’ della collezione è senza dubbio quello degli incentivi per “promuovere l’occupazione giovanile stabile”, anche se ricalca molto i bonus del governo Gentiloni. La misura vale oltre 600 milioni e concede alle aziende di risparmiare il 50% dei contributi previdenziali (esclusi quelli Inail), sia nel 2019 che nel 2020, se assumono lavoratori al di sotto dei 35 anni. Un altro emendamento prevede, poi, che il numero dei contratti a tempo determinato e quelli di somministrazione, non possa superare la quota del 30% di quelli a tempo indeterminato (finora era del 20%), con tanto di sanzione da 20 euro al giorno per ciascun lavoratore. Importante è anche la concessione del periodo transitorio per i contratti a termine in essere fino al 31 ottobre prossimo, data entro la quale le nuove norme non saranno applicabili. Così come il passaggio da tempo determinato a indeterminato per i contratti che superano i 12 mesi senza causali.
Tornano, inoltre, i voucher ma in forma differente rispetto al passato, perché frutto di una lunga mediazione tra Carroccio e Cinquestelle. I buoni lavoro potranno essere utilizzati solo dalle aziende agricole, alberghiere e dalle strutture ricettive che operano nel turismo e hanno fino a 8 dipendenti, oltretutto in un arco temporale non superiore ai 10 giorni.
Novità anche sui giochi. La maggioranza, accogliendo un emendamento del Partito democratico, ha dato via libera all’introduzione dal 1° gennaio 2020 della tessera sanitaria come strumento per l’accesso agli apparecchi (slot e vlt). Inoltre, bar e circoli privati che rinunceranno alle macchinette (o manifesteranno l’intenzione di dismetterle), avranno il logo ‘no slot’ direttamente dal ministero dello Sviluppo economico tramite i Comuni.
Infine, disco verde del governo alla non applicabilità degli aumenti dei contributi per i rinnovi dei contratti a tempo determinato i lavoratori domestici (su proposta del Pd), sia alla compensazione dei debiti con la Pubblica amministrazione per le aziende che vantano un credito con lo Stato, che porta la firma del deputato di Forza Italia, Simone Baldelli. Dopo essere stato inizialmente accantonato, il viceministro dell’Economia, Laura Castelli (M5S), “a malincuore” ha dovuto esprimere parere negativo”, caldeggiandone il ritiro: “Stiamo lavorando a una stabilizzazione strutturale”. Linea corretta dall’omologo Massimo Garavaglia (Lega), che invece ha parlato di “impegno in aula” per approvarlo. Alla fine, dopo una serie di botta e risposta è il parlamentare forzista a spuntarla, anche se con una riformulazione che rende la misura valida solo per il 2018. “Ma la ripresenterò in aula”, promette Baldelli.
Sul tavolo resta ancora il nodo dei ‘portuali’. I lavori del settore marittimo, dunque, dovranno attendere che si pronunci la Camera sui loro destini. E proprio in vista del passaggio in emiciclo, si fanno sempre più insistenti le voci sulla possibilità che il governo ponga la fiducia sul decreto Dignità. Per accelerarne l’iter prima di tutto, ma magari – starà pensando qualcuno dalle parti del Mise e di Palazzo Chigi – anche per evitare eventuali brutte sorprese.