Dopo il flop elettorale, centrosinistra e sinistra si interrogano sul futuro. In casa dem cresce l’attesa per la direzione nazionale di lunedì. Il fronte del ‘no’ ad un eventuale governo o appoggio esterno ad un esecutivo a guida Movimento 5 Stelle resta maggioritario. L’unica voce veramente fuori dal coro è quella di Michele Emiliano. Il governatore della Puglia, da una parte, da giorni strizza l’occhio ai pentastellati e, dall’altra, valuta pure la possibilità di candidarsi alla segreteria del Partito Democratico. Dal lato renziano resta secco il ‘niet’. “Noi sappiamo dove dobbiamo stare e cioè all’opposizione, in maniera responsabile. Daremo i contributi che il Presidente della Repubblica richiederà ma la responsabilità di guidare il Paese spetta ai 5 Stelle e alla Lega che hanno vinto le elezioni. I quali hanno programmi simili e toni simili”, ribadisce Ettore Rosato.
Su chi debba diventare la guida futura del Pd dopo le dimissioni di Matteo Renzi, invece, le posizioni sono varie e frastagliate. Quello che è certo che, in attesa dell’assemblea nazionale da convocare entro un mese (e quindi in piene consultazioni al Quirinale), la guida sarà affidata al vicesegretario Maurizio Martina. Cosa succederà dopo, al momento , resta un rebus insoluto. I nomi più gettonati sono quelli di Graziano Delrio ed anche di Nicola Zingaretti. Si tirano fuori invece Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, e Beppe Sala. Se il sindaco di Milano ribadisce che fino al 2021 il suo presente e futuro “si chiama Milano” la posizione del governatore piemontese è un po’ più sfumata. “Non mi candido a fare il numero uno ma se c’è bisogno di dare una mano, se c’è un gruppo dirigente unito e collegiale, lo faccio”. Entrambi concordano sul fatto che Renzi debba comunque fare un passo di lato.
Se in casa Pd ci si lecca le ferite in attesa del ‘Redde rationem’ di lunedì, a sinistra dei dem la situazione è altrettanto ingarbugliata. Il risultato elettorale di Leu ha portato Nicola Fratoianni a rimettere il mandato di segretario di Sinistra Italiana, le sue dimissioni comunque sono state respinte dall’assemblea nazionale. Anche in questo campo c’è comunque un punto che unisce le varie anime, ed è opposto a quello del Partito Democratico ovvero il ‘sì’ ad un’apertura al Movimento 5 Stelle. “Non so se ci siano le condizioni per fare un governo. So che il centrosinistra non può sottrarsi al confronto; ha il dovere di andare a vedere. Nel momento in cui i 5 Stelle passano dalla propaganda elettorale alla responsabilità di governo, dovranno fare una selezione delle priorità dei passi possibili. È una sfida cui io li chiamerei. Se invece tutti si alleano per impedire loro di governare, la prossima volta prendono il 50%”, dice Massimo D’Alema. Ed anche secondo lo stesso Fratoianni serve “ascoltare le proposte del M5S ed eventualmente consentire che un governo parta, senza chiedere nulla, tantomeno posti”.