Pare che nemmeno l’ultimo scossone provocato dai cascami del caso Banca Etruria, con tutto ciò che ne consegue o ne potrebbe conseguire per la sottosegretaria Maria Elena Boschi, abbia scalfito la serenità di chi frequenta il Colle. Serenità che deriva dal fine corsa (per adesso) morbido della gestione Gentiloni, dagli sviluppi quasi fisiologici degli emendamenti alla legge di Bilancio e dalla volontà allargata di chiudere la legislatura senza bocciature di fine anno per poter gestire in tranquillità un dopo voto eventualmente controverso.
In fondo, nel caso in cui non si dovesse o potesse formare un nuovo esecutivo, una soluzione ‘stile Spagna’ sarebbe accettata – con diversi gradimenti – da tutti nell’attesa di ripresentarsi alle urne. Ma procedere lungo questa direttrice con un Gentiloni sfiduciato (ad esempio sullo ius soli) diventerebbe oggettivamente complicato, quasi impossibile, visto che non sarebbe comunque agevole operare con un governo di minoranza.
Il presidente Mattarella osserva e agisce – come consuetudine – con massima discrezione, motivato dal bene primario di mettere in massima tutela il Paese. Parla con Gentiloni e con Renzi, ma pure con gli uomini politici di Berlusconi: l’incertezza degli analisti a infilarsi tra le pieghe di un voto assolutamente nuovo nelle sue meccaniche rende meno attendibili le previsioni, malgrado a grandi linee i numeri parlino abbastanza chiaro. Nel caso fossero necessarie coalizioni, il Colle non si opporrebbe purché avvengano alla luce del sole. Al Quirinale si legge e si ascolta tutto: anche chiavi interpretative esageratamente preoccupate per i riflessi negativi che potrebbero avere le elezioni, là dove l’instabilità politica sarebbe in grado di generare un brusco stop lungo il cammino delle riforme, mettendo a rischio la crescita: a nessuno è sfuggito il grido di allarme lanciato mercoledì da Confindustria. La posizione al riguardo è netta: occuparsi sì, preoccuparsi no. Sotto il profilo economico-finanziario, la situazione viene considerata ‘sotto controllo’.
Insomma, in sicurezza. Semmai, ciò che infastidisce, adesso, sono gli sviluppi sulla querelle delle banche. Il premier si è esposto in prima persona a tutela di Boschi, annunciandone la ricandidatura e auspicando che “le prossime settimane non siano dominate da bisticci”. Auspicio tanto legittimo quanto arduo da realizzare. Anche perché è imminente l’audizione di Ghizzoni, ex amministratore delegato di Unicredit, che potrebbe alimentare il fuoco di altre polemiche. I cinquestelle attaccano, il centrodestra sferza, il Pd si difende e fa quadrato: al momento, niente che non fosse prevedibile e gestibile. Un fastidio, per l’appunto.