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Elezioni, Mattarella: “Astensionismo mina democrazia. Nessuno deve chiamarsi fuori”

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Le prossime elezioni aprono una “pagina bianca” del nostro Paese e tutti devono partecipare attivamente alla prossima chiamata alle urne “nessuno escluso”. Sergio Mattarella nel suo studio al Quirinale parla lungamente con Famiglia cristiana (intervista che sarà pubblica giovedì, ndr), concentrandosi sull’importanza della nostra Costituzione, che deve rappresentare una “cassetta degli attrezzi per il futuro”, in vista proprio dell’appuntamento elettorale del 4 marzo prossimo.

Il cruccio del capo dello Stato resta l’astensionismo, una forte diminuzione della partecipazione al voto, avverte “costituirebbe il sintomo di un indebolimento della fiducia nelle istituzioni comuni e quindi uno stato di salute meno florido della democrazia – conclude – non si può configurare una contrapposizione tra istituzioni mal frequentate e una mitizzata ideale società civile: sappiamo che non è così”.

Cittadini e istituzioni devono essere attivi e attivarsi, in sintesi, in vista di questa scadenza. Il popolo, dice Mattarella, deve “essere disponibile a un dialogo, a sollecitazioni costruttive, al desiderio-dovere di comprendere, ed eventualmente criticare scelte politiche prima di giudicarle sommariamente”. Il concetto che l’inquilino del Colle vuole ribadire è tutto racchiuso nella locuzione “status di cittadino” che comporta l’essere insieme “creditore” e “debitore”, ruolo da cui “nessuno deve chiamarsi fuori o limitarsi a guardare”.

Stesso discorso per chi ambisce, candidandosi, a rappresentare il paese, sottolinea “la responsabilità verso la nostra comunità nazionale – la Repubblica – ricade anzitutto, e in misura prevalente, su chi ha chiesto e ottenuto di assumere compiti istituzionali ma essa si pone anche su ciascuno di noi cittadini, chiamati a far la nostra parte, nei ruoli propri, per il bene comune”.

Faro di quello che Mattarella ha più volte definito “un esercizio di democrazia” e non un “drammatico richiamo al voto” è la nostra Carta, che nella prima parte detta i diritti e doveri, insomma “i migliori valori di ispirazione della convivenza”, mentre nella seconda offre gli strumenti per attuarla. Tanti i tentativi di modificare la nostra Costituzione, “non andati a buon fine quando rivolti a cambiarla complessivamente”. Su questo il presidente non esprime un giudizio sul fatto che siano stati tentativi opportuni, perché non rientra tra le sue prerogative, invece ribadisce che sua responsabilità è “far sì, che la Costituzione in vigore venga rispettata e osservata non soltanto nei suoi principi, ma anche nella sua seconda parte”. Attento osservatore,

Mattarella non può non rilevare nel Paese “come vi siano nel nostro tessuto sociale elementi di disgregazione: risentimento, talora addirittura rancore”. Il capo dello Stato li definisce “sentimenti pericolosi” che emergono soprattutto sul web, ma “il nostro Paese – ammette – è in larga misura diverso da questi segni di divisione e di contrapposizione astiosa”.

Mattarella ne ha prova dai vari incontri con tante donne e tanti uomini che “con abnegazione straordinaria, si impegnano per gli altri, sono pronti a gesti generosi nelle emergenze: sentono, cioè, il vincolo di solidarietà che nasce dall’appartenenza alla stessa comunità di vita”. Altro discorso è il capitolo sulla disoccupazione. La mancanza di lavoro “resta l’emergenza principale del nostro Paese” dice, anche se sono evidenti alcuni dati positivi.

“La sfida è di grande impegno” ribadisce e “per vincerla servono inventiva e voglia di mettersi in gioco, per aumentare il ritmo della ripresa economica e far crescere l’occupazione, garantendo, in forme parzialmente nuove ma certe, diritti e sicurezza”. Secondo il presidente bisogna puntare su quel “circuito virtuoso” che lega “il lavoro, la dignità delle persone e la loro piena cittadinanza”: la democrazia.

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