“Ho dato il via a Facebook, e alla fine sono responsabile di quello che accade sulla nostra piattaforma. Prendo seriamente il compito di fare ciò che serve per proteggere la nostra comunità”. Mark Zuckerberg fa mea culpa in un lungo post pubblicato sul proprio profilo a commento del caso Cambridge Analytica. “Mentre questo specifico problema che coinvolge Cambridge Analytica non dovrebbe verificarsi più con le nuove app di oggi, questo non cambia ciò che è accaduto in passato”, prosegue il fondatore di Facebook, “impararemo da questa esperienza a rendere ancora più sicura la nostra piattaforma e a rendere la nostra comunità sicura per tutti da qui in avanti”.
E mentre Zuckerberg perde credibilità e denaro – il suo patrimonio personale si è alleggerito di oltre 7 miliardi in due giorni – è in corso una vera e propria rivolta digitale con moltissimi utenti che protestano per la manipolazione messa in pratica dal social network. #DeleteFacebook è l’hashtag del momento e anche Brian Acton, co-founder di WhatsApp si è unito alla campagna.
“È giunto il momento di abbandonare Facebook”, ha scritto Acton sul suo profilo Twitter. Il tweet ha riscosso apprezzamento: in 11 ore ha raccolto 9mila like, 600 commenti ed è stato condiviso oltre 4mila volte. Per Acton, che nel 2014 insieme all’altro cofondatore Jan Koum ha venduto WhatsApp a Facebook per 19 miliardi di dollari, la privacy sembra essere un tema importante. Solo qualche mese fa Acton ha investito 50 milioni di dollari in Signal, app di messaggistica indipendente e alternativa a WhatsApp.