È iniziata la battaglia tra il governo e Autostrade. Se fino a ora i toni erano stati diplomatici ed entrambi facevano parlare i numeri, tirando di fioretto, l’Aspi esce allo scoperto e ribatte, punto per punto, alle ‘accuse’ del governo. Il casus belli è l’interessamento della vicenda da parte dell’Autorità dell’Anticorruzione che ha chiesto gli atti sui costi per la manutenzione alla concessionaria. In particolare, l’Anac, pone l’attenzione su un dossier del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture nel quale è riportata la mancata attuazione del 72,89% degli interventi previsti nel Piano Economico Finanziario.
Inoltre l’Autority cercherà di fare luce anche sui 280 milioni totali previsti dal Pef di cui sono stati spesi solo 76 (il 27,11% del totale), facendo mancare all’appello 204 milioni.
Puntuale è arrivata la replica di Autostrade che ha precisato come “la mancata attuazione del 72,89% degli interventi previsti nel Piano Economico Finanziario (Pef) si riferisce ad investimenti per il potenziamento della rete genovese (Gronda e nodo San Benigno) e non riguarda in alcun modo le attività di manutenzione”. Ma soprattutto che “il dato non deriva da scelte compiute dalla società, ma è l’effetto dei notevoli ritardi da parte delle istituzioni competenti nell’approvazione del progetto della Gronda di Genova e del ritardo con cui sono state rese disponibili alla società le aree del Lotto 2 di San Benigno (il potenziamento dell’accesso all’area portuale di Genova)”.