Da Mike Manley, successore di Sergio Marchionne a capo di Fca, i sindacati si aspettano “continuità”. Per Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim-Cisl, Manley dovrà continuare a percorrere la strada del suo predecessore e accelerare la realizzazione del piano industriale presentato lo scorso 1 giugno a Balocco.
Abbiamo un nome, Mike Manley è il successore di Sergio Marchionne a capo di Fca. Cosa vi aspettate?
“Noi ci aspettiamo una conferma e un’accelerazione di quanto annunciato nel piano a Balocco. Manley è uno che lavorava nel gruppo di Marchionne: questo per noi è già un elemento importante di continuità. Essendo responsabile di Jeep, uno dei marchi più importanti del gruppo che ha previsto nel nostro Paese un rafforzamento della produzione, ci aspettiamo che si continui in quella direzione”.
Continuità rispetto soprattutto a cosa?
“Rispetto alle scelte fatte all’interno del board di Fca negli ultimi anni, è importante. Sono state scelte che hanno rafforzato complessivamente il settore industriale delle auto, sia in termini occupazionali che di redditività a livello mondiale. Per quanto riguarda l’Italia ci aspettiamo un completamento in termini molto brevi del risultato della piena occupazione per tutti i dipendenti italiani. Questo significa per noi accelerare gli investimenti e le tempistiche sugli stabilimenti di Mirafiori e di Pomigliano D’arco, che sono le emergenze più significative in termini occupazionali, in quanto abbiamo un uso limitato di ammortizzatori sociali”.
Siamo comunque di fronte a una svolta significativa
“Assolutamente. Marchionne ha rappresentato il dirigente che insieme all’attuale group executive council (Gec) ha permesso di salvare due aziende importantissime come Fiat e Chrysler che rischiavano il fallimento facendole diventare un player a livello mondiale, tanto da competere con le maggiori case automobilistiche internazionali. Questa è la strada che bisogna continuare a percorrere. Marchionne ha saputo portare il gruppo a questi livelli, noi ci auguriamo che la strada che sarà tracciata vada in questa direzione”.
Che rapporto ha avuto Marchionne con i sindacati?
“Marchionne ha portato a discutere i nodi di carattere organizzativo per rendere competitivi gli stabilimenti. Ha chiesto alle organizzazioni sindacali di assumersi delle responsabilità, di fare delle scelte coraggiose come altrettanto coraggiore erano le scelte che stava facendo l’azienda per poter uscire da situazioni fallimentare. Lui, da parte sua, ha rispettato l’impegno che si era preso cioè quello di investire negli stabilimenti italiani, con l’obiettivo di salvare l’occupazione”.
Ha qualche ricordo in particolare del suo rapporto con voi sindacati?
“Nel 2012 quando ho iniziato a seguire il gruppo si era di fronte a una situazione in cui il mercato italiano era un disastro: le vendite di tutti i gruppi erano in calo del 50% e Fiat rappresentava il 30% del mercato nazionale, quindi aveva subito un tracollo importante. Ricordo che dopo 2-3 mesi in cui venivano rinviati gli investimenti sullo stabilimento di Mirafiori, Marchionne è arrivato all’incontro al Lingotto con i sindacati – dopo una serie di discussioni al proprio interno – e in maniera molto diretta, come lui era solito fare nei nostri confronti, ci ha detto: ‘È il momento di fare delle scelte per gente di coraggio’. Si prevedeva una revisione completa delle produzioni italiane. La scelta coraggiosa, ‘non per deboli di cuore’ era quella di produrre negli stabilimenti italiani vetture destinate ad altri Paesi, quindi non stare solo nei confini italiani.