A pochi giorni dal conferimento dell’incarico per l’incidente probatorio, si allarga l’inchiesta della procura di Verbania sulla strage alla funivia del Mottarone del 23 maggio, che ha provocato la morte di 14 persone. Dodici gli indagati in totale più due società, Ferrovie del Mottarone srl e Leitner spa, l’azienda che si occupava della manutenzione dell’impianto. Tre gli indagati già noti, il caposervizio Gabriele Tadini, ai domiciliari, Luigi Nerini ed Enrico Perocchio. Poi ci sono Seeber Anton, attualmente presidente del Consiglio di amministrazione della Leitner, e Martin Leitner, consigliere delegato. Indagato anche Peter Rabansen, “dirigente/responsabile dell’assistenza clienti Leitner e delegato per l’ambiente e la sicurezza relativa agli impianti a fune” ma soprattutto Rino Fanetti, “il dipendente Leitner spa che in data 22 novembre 2016 ha eseguito la testa fusa della fune traente superiore della cabina 3”. Tra i reati contestati, oltre all’omicidio colposo e alle lesioni colpose e al falso contestato solo a Tadini, c’è anche quello dell’attentato alla sicurezza dei trasporti.
È quanto si legge nella richiesta di incidente probatorio firmata dalla procuratrice Olimpia Bossi e dalla pm Laura Carrera, che si associa a quella del legale di Perocchio sulla scatola nera, “a condizione che la perizia abbia a oggetto non solo la copia forense” dei dispositivi ma anche “l’estrapolazione e l’analisi dei dati e degli eventi in essi contenuti”. La gip Elena Ceriotti ha fissato già da tempo per l’8 luglio il conferimento dell’incarico per l’incidente probatorio sui resti della cabina e la rottura della fune traente, il grande giallo ancora irrisolto della tragedia. Andrea Da Prato, legale di Perocchio, ha chiesto anche l’esperimento giudiziale per simulare quanto accaduto alla fune della cabina n.3 (quella caduta) sulla cabina n.4.
Le parti
“Ce lo aspettavamo ed era abbastanza necessario per garantire tutto e tutti” ha detto a LaPresse Marcello Perillo, legale di Gabriele Tadini, a proposito dei nuovi indagati. La Leitner ha fatto sapere in una nota che “ribadisce ancora una volta la massima disponibilità a collaborare con gli organi inquirenti” anticipando che nominerà dei periti “per contribuire al più presto a far chiarezza su quanto successo”. L’azienda specifica che il fatto di essere indagata è un “atto dovuto” e che c’è “ferma consapevolezza” “di aver effettuato l’attività di manutenzione e i relativi controlli nel pieno rispetto del contratto e delle norme vigenti in materia”. Oltre a Leitner però sono indagati anche i legali rappresentanti delle aziende delle quali la società di Vipiteno si serviva per la manutenzione: RVS srl, Sateco srl e Scf Monterosa srl. Delle prime due sono indagati anche due dipendenti: uno di loro, Davide Marchetto della RVS, secondo la procura è colui che fece gli interventi di manutenzione richiesti proprio da Tadini a Perocchio perché “il sistema continuava a entrare in pressione per mantenere aperte le ganasce che tendevano a chiudersi” e “il fatto si era ripetuto più volte”, come dichiarato dal caposervizio Tadini ai carabinieri a maggio. Marchetto però, si legge nel documento con il quale l’allora gip non convalidò i fermi dei primi tre indagati, disse che Tadini non aveva mai riferito “di sentire un rumore relativo alla perdita di pressione del sistema frenante”.
Eitan, l’unico sopravvissuto
Intanto prosegue lontana dai riflettori la vita del piccolo Eitan, l’unico sopravvissuto alla strage. “E’ giusto che ora di Eitan si occupi la famiglia, noi facciamo i professionisti e i tecnici” spiega a LaPresse il legale del bimbo e della famiglia paterna, Armando Simbari. Il piccolo è ancora seguito anche dai medici che lo hanno curato nella fase critica al Regina Margherita di Torino, nonostante si trovi a Pavia. “Salutiamo queste richieste positivamente, a tutela di tutte le parti. Gli accertamenti e i processi si fanno per questo, per capire dove sono le responsabilità, nella pienezza del contradditorio” conclude l’avvocato.