Migliaia di palestinesi hanno partecipato ai funerali di Razan al-Najjar, la giovane paramedica uccisa ieri dai soldati israeliani mentre soccorreva i feriti alla frontiera della Striscia di Gaza. La 21enne, volontaria per il ministero della Salute di Gaza, è stata colpita al petto dagli spari dei militari, vicino a Khan Yunis. Al funerale, il padre ha mostrato il giubbetto bianco macchiato di sangue che la donna indossava quando è stata colpita, mentre altri partecipanti invocavano vendetta. I palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza dal 30 marzo partecipano alle proteste per il diritto a tornare alle terre da cui fuggirono o furono espulsi nella guerra che nel 1948 portò alla creazione dello Stato di Israele, e che ora si trovano all’interno dello Stato ebraico.
Le proteste sono state contraddistinte da tensioni legate a lanci di pietre e incendi di pneumatici, tentativi di superare la barriera di separazione e lanci di bottiglie molotov. La morte della giovane ha portato a 123 i palestinesi uccisi dalla fine di marzo dagli spari dei soldati israeliani nella Striscia di Gaza, mentre tra gli israeliani non ci sono state vittime. Dopo il funerale della paramedica, vari palestinesi sono stati feriti in scontri vicino a Khan Yunis, ha poi fatto sapere il ministero della Salute di Gaza. L’esercito israeliano ha dichiarato che “una cellula terroristica” ha tentato di infiltrarsi e che i soldati hanno sparato contro i suoi componenti, che sono tornati nell’enclave.
Secondo l’esercito israeliano, i casi come quello di Najjar, “in cui civili sarebbero uccisi” da spari dei soldati, “sono esaminati in modo approfondito” da una commissione militare interna. L’inviato delle Nazioni unite in Medioriente, Nickolay Mladenov, ha dichiarato in un tweet che “gli operatori medici non sono un obiettivo”, che “Israele deve calibrare l’uso della sua forza e Hamas deve evitare incidenti alla barriera”. La Palestinian Medical Relief Society ha fatto sapere ieri che Najjar è stata colpita “mentre tentava di prestare il primo soccorso a un dimostrante ferito”, e che altri tre operatori sono stati feriti dai proiettili. “Sparare contro il personale medico è un crimine di guerra secondo le convenzioni di Ginevra”, ha dichiarato l’organizzazione, chiedendo una “immediata risposta internazionale alle violazioni delle leggi umanitarie di Israele”.