“Mister Brexit” lascia il governo di Theresa May in aperto contrasto con la premier sulla trattativa per portare la Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea. Le dimissioni di David Davis, 69 anni, sono arrivate nella notte ma erano in ballo da venerdì quando, nella riunione del Consiglio dei ministri, May aveva imposto la sua linea più conciliate sulla Brexit. Davis, conservatore dichiaratamente euroscettico, ci ha pensato poco più di 48 ore:
“La direzione della politica di Theresa May, nella migliore delle ipotesi, lascerà la Gran Bretagna in una posizione debole sui negoziati con l’Unione Europea“. Le dimissioni di Davis sono state immediatamente seguite da quelle del sottosegretario Steve Baker. I media britannici hanno riferito che anche Suella Braverman si sarebbe dimessa.
Duro il colpo per Theresa May che si batte per tenere unito il partito conservatore su un progetto di Brexit che mantenga forti legami economici con l’Unione europea anche dopo aver lasciato il blocco. L’accordo di venerdì, arrivato dopo la maratona di colloqui nel ritiro della prima ministra, “renderebbe il presunto controllo del Parlamento sulla Brexit del tutto illusorio”, ha aggiunto il ministro dimissionario.
Davis era particolarmente critico nei confronti della proposta di mantenere un “regolamento comune” per consentire il libero scambio di merci, affermando che “in questo modo il controllo su ampie fasce della nostra economia resterebbe nelle mani della UE. Non sono persuaso che il nostro approccio negoziale non finirà per portare ad ulteriori richieste di concessioni”, ha detto, concludendo che il suo incarico di negoziatore della Brexit richiedeva “un fedele sostenitore del tuo approccio e non un semplice coscritto riluttante”.
In una lettera, Theresa May ha risposto che il suo piano Brexit era in linea con il suo impegno di lasciare in piedi il mercato unico europeo e l’unione doganale. “Non sono d’accordo con la tua caratterizzazione della politica che abbiamo concordato”, ha detto la premier. Poi i ringraziamenti a Davis: “Desidero ringraziarti calorosamente per tutto ciò che hai fatto negli ultimi due anni come Segretario di Stato per dare forma alla nostra uscita dall’UE”. Davis era stato nominato due anni fa per dirigere il nuovo Dipartimento per l’uscita dall’Unione europea dopo che il 51,9% degli elettori inglesi aveva votato “leave” (“lasciare”) al famoso referendum del 23 giugno 2016. Davis divenne così il volto pubblico della Brexit, guidando la delegazione britannica in trattative con Bruxelles, anche se il suo ruolo era stato sempre più oscurato negli ultimi mesi. Secondo quanto riferito, il 69enne aveva minacciato di smettere più volte percependo la mancanza di fermezza nella posizione negoziale della Gran Bretagna, ma era rimasto strettamente fedele al primo mandato.
Theresa May dovrebbe rivolgersi al parlamento per spiegare il suo piano per l’adozione da parte della Gran Bretagna delle regole dell’UE sulle merci dopo la Brexit. Da una parte, deve fronteggiare la rabbia dei parlamentari del suo stesso partito che vogliono una taglio più netto; dall’altra, la pressione delle imprese che anche così potranno esserci danni economici. In quella sede dovrebbe annunciare anche il sostituto di Davis.
Il deputato conservatore Peter Bone ha detto che Davis ha “fatto la cosa giusta”, aggiungendo: “Le proposte del Primo Ministro per una Brexit solo di nome non sono accettabili”. Jacob Rees-Mogg, un importante estremista della Brexit, ha dichiarato a Sky News: “Questo è molto importante, solleva le domande più serie sulle idee del Primo Ministro: se il Segretario Brexit non può sostenerle non può essere una buona proposta”. Ian Lavery, presidente del partito laburista all’opposizione, ha dichiarato: “Questo è il caos assoluto e Theresa May non ha più autorità”.
Il piano di Theresa May creerebbe un’area di libero scambio con l’UE per le merci, per proteggere le catene di approvvigionamento in settori come quello manifatturiero, pur mantenendo la flessibilità per il settore di servizi della Gran Bretagna. Non è chiaro se Bruxelles accetterà questa posizione, dopo aver ripetutamente avvertito la Gran Bretagna che non può scegliere di difendere la parte che le serve del mercato unico e buttare via il resto.