Dopo che Germania ed Europa hanno tenuto il fiato sospeso per settimane, i delegati del partito socialdemocratico Spd di Martin Schulz hanno votato a favore di una possibile Grosse Koalition con i conservatori della cancelliera Angela Merkel.
Il partito dell’ex presidente del Parlamento europeo, però, esce spaccato da questo voto: una nutrita ala si è opposta alla sua proposta per mettere fine al limbo seguito alle elezioni del 24 settembre. La luce verde all’accordo preliminare e al primo passo verso la GroKo è infatti arrivata al congresso straordinario di Bonn con 362 voti favorevoli e 279 contrari. L’ultima parola dovrà però essere detta dai 440mila militanti del partito, che saranno chiamati a esprimersi sull’accordo formale. E la base del partito è, anch’essa, divisa.
Schulz a Bonn ha fatto appello ai delegati perché dessero il loro assenso, chiedendo “responsabilità” e parlando di “una nuova partenza per l’Europa”. “Il tempo stringe”, “l’Europa ha bisogno dei socialdemocratici”, ha aggiunto. Dopo l’approvazione, si è detto “sollevato” e ha ammesso che per questo risultato “è stato necessario lottare”.
Tra le voci critiche che più si sono fatte sentire, quelle del leader dei giovani socialdemocratici tedeschi (Jusos), Kevin Kuehnert, che ha invitato a dire no alla coalizione. Ha parlato della Grosse Koalition come di una sorta di ‘abitudine’ per il governo tedesco, chiedendo di “interrompere questo loop” negativo. Per il 28enne, la Spd ha già fatto troppe concessioni al blocco di Merkel. E Schulz, rispondendo alle critiche in questo senso, ha quindi promesso che negozierà con forza (tra i punti critici ci sono sanità, lavoro, politiche migratorie e finanze pubbliche).
Merkel ha poi fatto sapere di accogliere “con favore” la decisione dell’Spd, sottolineando che “resta lavoro” da fare. La cancelliera aveva detto di voler concludere i negoziati entro il 12 febbraio e ha aggiunto che già lunedì si terranno i primi incontri per organizzare i colloqui. Se avranno successo e Merkel riceverà il sostegno del Bundestag come cancelliera, il suo quarto governo potrebbe prendere il via intorno alla metà di marzo. Circa sei mesi dopo, cioé, le elezioni: i media tedeschi sottolineano che è il periodo più lungo che la Germania abbia vissuto senza un governo funzionante. Se i negoziati falliranno, Merkel potrà invece ricorrere a un (fragile) governo di minoranza oppure a elezioni (molto rischiose soprattutto per la forza dell’estrema destra, dopo che a settembre l’Afd ha avuto il 13%).
Da Bruxelles, il commissario agli Affari economici dell’Unione europea, Pierre Moscovici, ha detto di accogliere “con favore il senso di responsabilità dell’Spd”. Il capo di gabinetto tedesco del presidente della commissione Jean-Claude Juncker, Martin Selmayr, ha commentato su Twitter: “Una notizia molto buona per un’Europa più unita, più forte e più democratica”. E il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, ha parlato di “notizia positiva per la stabilità dell’Europa”, descrivendo Berlino come “un attore importante per far avanzare il processo di riforma necessario perché l’Europa sia più efficace”.