Via Candia, pieno centro di Roma a due passi dalle mura del Vaticano ore 16 di oggi, lunedì 6 maggio 2019: traffico di auto e pedoni. Noncurante di tutto e di tutti, un gabbiano atterra sul tetto di un’auto parcheggiata accanto al marciapiede. Nel becco, mezzo sbudellato, ma ancora vivo, ha un topo di rispettabili dimensioni. Il pennuto, con poche beccate, finisce il roditore e comincia un macabro banchetto. Molti appena non se ne accorgono, altri danno appena un’occhiata, come se fossero abituati alla scena, altri ancora si fermano a fotografare con i telefonini. E’ la “jungla” romana, signori, che da qualche anno si è arricchita di un numero spropositato di gabbiani, uccelli furbissimi, fisicamente fortissimi, adattabili a qualunque habitat purché ci siano schifezze da mangiare. La catena alimentare, dunque, si è allargata e allungata e il gabbiano si mette ai vertici, appena sotto (ma per quanto?) l’uomo. Perché, oltre a essere forte e furbo, il gabbiano vola e questo è un vantaggio enorme. Per batterlo ci vorrebbero dei falchi belli grossi, ma non è detto. Quindi, il signor gabbiano vince e, di sicuro, uccide e mangia il topo (ma, se vuole, anche i piccioni, i corvi e le taccole). Dunque, il pennuto ci dà una mano nello sconfiggere il roditore: anch’esso forte, intelligente e adattabile, ma costretto solo alla fuga davanti al gabbiano che gli piomba dall’alto e lo uccide col suo durissimo becco. Per ora ci va bene, ma… ricordate “Gli uccelli” il bellissimo e terrorizzante film di Alfred Hitchcok del 1963, in cui corvi e gabbiani improvvisamente impazziscono e assediano gli abitanti di Bodega Bay vicino a San Francisco, uccidendone alcuni e costringendoli a rifugiarsi in casa dove nessuno è del tutto al sicuro perché gli uccelli sono grossi, furbi e cattivi come non mai? Di quel film, spaventano quasi di più i momenti in cui centinaia di pennuti se ne stanno appollaiati sui fili e sui tetti in un silenzio rotto dai loro striduli versi, come in attesa di un segnale per scatenare l’orrore, delle scenei in cui ci sono i veri e propri attacchi. Il gabbiano di via Candia, con il suo enorme topo in bocca sembrava noncurante, quasi assente, impegnato solo nel suo osceno pasto. Ma ogni tanto alzava il becco insanguinato e si guardava intorno con aria quasi beffarda. E un brivido ti poteva scorrere lungo la schiena
Giungla a Roma: gabbiano vs topo. Vince il pennuto
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