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Torino, Polacchi (Altaforte): “Sono fascista, la legge non lo impedisce”. Polemiche e cancellazioni al Salone

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“Sono un militante di Casa Pound, anzi il coordinatore regionale della Lombardia. E sono fascista, sì. Lo dico senza problemi”, queste le parole di Francesco Polacchi, responsabile di Altaforte, casa editrice vicina a CasaPound al centro delle polemiche per la partecipazione al Salone del Libro di Torino.

Alla Zanzara su Radio 24 ha dichiarato: “Mussolini è stato sicuramente il miglior statista italiano. Se mi portate un altro statista come lui parliamone, però non credo ce ne siano. De Gasperi o Einaudi? Einaudi? Ma stiamo scherzando?”. E poi ha chiarito che dichiararsi fascista non è certo un reato: “Nessuno te lo impedisce, nemmeno la legge. Allora rinunciate a tutte le conquiste fatte dal fascismo. Ritengo che il fascismo sia stato assolutamente il momento storico e politico che ha ricostruito una nazione che era uscita perdente e disastrata dalla Prima Guerra Mondiale. Ha trasformato una nazione che era prevalentemente agricola in una potenza industriale. Anche con la dittatura? A volte servono le maniere forti. Poi, se vogliamo prenderci in giro, possiamo pure farlo. La democrazia è riuscita a raccogliere ciò che aveva seminato il Ventennio”. Poi su Salvini, che per Altaforte ha scritto un libro: “La mia casa editrice è una casa editrice sovranista. Sull’immigrazione Salvini ha fatto. E anche sui rom. Ci sono poi delle sfumature diverse, però tutto sommato Salvini è uno che parla chiaro e tutto sommato mantiene le cose”.

Dichiarazioni che alimentano la polemica. Chiara Appendino è intervenuta su Facebook spiegando: “Torino è antifascista. Questo semplice concetto in premessa deve essere molto chiaro, così come deve essere altrettanto chiaro che, in democrazia, non esistono alternative praticabili a questa posizione. A quei valori liberali, democratici, antifascisti, vogliamo tenere fede. L’occasione è utile per ricordare che la Città di Torino, Medaglia d’oro alla Resistenza, sarà presente al Salone internazionale del libro. Sarà presente con il suo stand e i suoi eventi, incarnando nella sua bandiera quei valori di libertà e uguaglianza che fanno parte della nostra stessa identità”. “Di certo, – ha continuato la sindaca – non abbandoneremo il campo, perché le idee si combattono con idee più forti – aggiunge -. Le nostre ci saranno e, insieme alle nostre, ce ne saranno tantissime altre. È solo con la cultura che possiamo porre un argine a ogni possibile degenerazione o ritorno di ciò che deve essere archiviato per sempre. Tanti e uniti. È così che si vince”.

Alcuni autori, però, hanno comunque deciso di annullare la propria presenza e i propri appuntamenti al Salone per protestare contro la partcipazione di Altaforte. Tra loro c’è il celebre fumettista Zerocalcare che sui social network ha spiegato: “Sono molto dispiaciuto ma mi è davvero impossibile pensare di rimanere tre giorni seduto a pochi metri dai sodali di chi ha accoltellato i miei fratelli, incrociarli ogni volta che vado a pisciare facendo finta che sia tutto normale. Non faccio jihad, non traccio linee di buoni o cattivi tra chi va e chi non va, sono questioni complesse che non si esauriscono in una scelta sotto i riflettori del Salone del libro e su cui spero continueremo a misurarci perché la partita non si chiude così”. 

Christian Raimo, ex consulente editoriale del Salone del Libro, che si è dimesso dopo la notizia della presenza della casa editrice Altaforte, ha dichiarato che parteciperà al Salone come “autore, lettore e cittadino”. “Ogni spazio pubblico – ha scritto su Facebook – è oggi un luogo di battaglia, culturale, politica, civile, antifascista. Io andrò al Salone del libro di Torino, non più da consulente: la ragione per cui mi sono dimesso è che non voglio la presenza di editori dichiaratamente fascisti o vicini al fascismo – penso che il Mibac, ossia lo stato, debba tutelare questo diritto per tutti, e proteggere il Salone da ogni ingerenza fascista; penso che l’Aie e l’Adei, ossia le associazioni degli editori, debbano affrontare radicalmente questa questione”. 

Non è d’accordo invece la scrittrice Michela Murgia che non rinuncerà al Salone. “Se Casa Pound mette un picchetto nel mio quartiere – ha scritto – che faccio, me ne vado dal quartiere? Se Forza Nuova si candida alle elezioni io che faccio, straccio la tessera elettorale e rinuncio al mio diritto di voto? Se la Lega governa il paese chiedo forse la cittadinanza altrove? No. Non lo faccio. E non lo faccio perché da sempre preferisco abitare la contraddizione piuttosto che eluderla fingendo di essere altrove. Per questa ragione al Salone del libro di Torino io ci andrò e ci andranno come me molti altri e altre. Lo faremo non ‘nonostante’ la presenza di case editrici di matrice dichiaratamente neofascista, ma proprio ‘a motivo’ della loro presenza”. Lo scrive su Facebook la scrittrice Michela Murgia. “Siamo convinti – aggiunge – che i presidii non vadano abbandonati, né si debbano cedere gli spazi di incontro e di confronto che ancora ci restano. Ci sono casi – casi come questo – in cui l’assenza non ci sembra la risposta culturalmente più efficace. Per questo motivo non lasceremo ai fascisti lo spazio fisico e simbolico del più importante appuntamento editoriale d’Italia. Saremo invece l’uno accanto all’altra per leggere, parlare, testimoniare e incontrare i lettori e le lettrici in un momento in cui ogni spazio democratico va difeso palmo a palmo”. “Personalmente – ha aggiunto Murgia – non cancellerò alcun incontro, ma userò l’unico in cui presentavo un libro mio per leggere un testo che ricordi cosa ha fatto il regime fascista in questo paese, chi ha perseguitato, chi ha ucciso, chi ha mandato al confino e quale responsabilità mai affrontata si porta addosso chi lo rimpiange. Chiedo ai lettori e alle lettrici che verranno a sentirmi sabato 11 all’Arena Bookstok alle 18.30 di venire con un libro che per loro incarni e rappresenti i valori della democrazia, dell’umanità e della convivenza offesi dal fascismo e dal nazismo. Alla fine del reading vorrei vedere quei libri sollevati come uno scudo silenzioso, come un argine di storie potenti da contrapporre a chi la storia la vorrebbe negare e riscrivere. L’unica difesa contro un presente senza coscienza è ricominciare a proteggere la memoria insieme”.

Il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, a PoliticaPresse ha chiarito che non si può impedire a una casa editrice di partecipare alla fiera del Libro: “Da tempo ci troviamo davanti ad aperte apologie del fascismo e manifestazione politiche, penso a Casa Pound o Forza Nuova, che esplicitamente fanno riferimento al nazismo e al fascismo. Il mio invito mio è che è tempo che su questi fenomeni le autorità preposte valutino se ci sono gli estremi di appellarsi alla Costituzione che vieta la rifondazione del partito fascista. In assenza di questo, al di là dei miei giudizi personali, cioè che non gradisco la presenza di quella casa editrice al Salone del Libro, altro conto è impedirle di esercitare un suo diritto”.

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