Penna, telefono e calcolatrice hanno accompagnato l’ultima domenica di Giuseppe Conte prima del discorso in cui si giocherà le sorti del suo esecutivo. Il premier ha lavorato di calamaio, pagina dopo pagina, per l’intervento che porterà oggi a Montecitorio. Guardando a Palazzo Madama, invece, ha fatto e rifatto di conto, cercando di capire quanti lo sosterranno. Ma grande è la confusione tra Camera e Senato: la prima dovrebbe garantire un passaggio abbastanza agevole, il secondo promette colpi di scena sino al momento del voto.
A mezzogiorno di oggi, il premier si presenterà ai deputati e, nel discorso, lancerà un appello alla responsabilità, tratteggiando un piano che, da qui alla fine della legislatura, possa garantire all’Italia il rilancio necessario dopo la pandemia. Chiave sarà il riferimento al Recovery Fund, che declinerà su coesione, innovazione e sostenibilità. Forse, almeno in questo primo frangente, non vi sarà alcun riferimento diretto all’avversario Matteo Renzi. Dopo le parole di Conte, i deputati discuteranno per oltre otto ore. Verranno presentate risoluzioni pro e contro l’esecutivo, che porrà la fiducia al testo favorevole. E, con ogni probabilità, la otterrà.
Il copione si dovrebbe ripetere al Senato, con qualche variazione sul tema. E’ ormai chiaro che Italia viva, dopo aver ritirato la delegazione ministeriale, a Palazzo Madama si asterrà. E, a quel punto, sarà probabilmente chiaro se l’esecutivo potrà raggiungere la soglia dei 161 senatori, che al momento pare un miraggio, o dovrà navigare a vista con una più semplice maggioranza relativa, e con il rischio di cadere al primo inciampo. Lo stesso Clemente Mastella, considerato il regista dell’operazione “responsabili”, non sembra aver messo in piedi un solido gruppo pro-Conte. Sua moglie, la senatrice Lonardo, voterà per il premier. Ma forse non basterà.
Insomma, le premesse non sembrano favorire l’inquilino di Palazzo Chigi. L’Udc, dopo le indiscrezioni che davano Paola Binetti come prossima ministra alla Famiglia, afferma di “non prestarsi a giochi di palazzo”. E Roberto Nencini, nonostante le iniziali dichiarazioni che sembravano indicare una sua disponibilità, ora chiede “non un governo guazzabuglio ma un governo autorevole fondato sulla coalizione uscente e con un programma rinnovato”. Simile la posizione di altre forze minori, come +Europa e Azione di Carlo Calenda (che ha continuato a battagliare in tv proprio con Mastella). “Siamo pronti a discutere – dicono – ma certo non della prosecuzione di un esecutivo guidato da Conte, arrivato al capolinea”.
A Montecitorio il presidente del Consiglio farà un appello che -in codice- potrebbe lanciare segnali a chi è rimasto indeciso. Potrebbe ripetere ciò che ha detto chiaramente il dem Goffredo Bettini, cioé che “c’è una sensibilità moderata, liberale e europeista che sta in sofferenza sotto l’ombrello della destra di Salvini e Meloni”. Al momento del voto, ribadisce Bettini, “saranno interrogate le singole coscienze”. Ma il premier, secondo altri, potrebbe anche sparigliare i piani: evitare la resa dei conti al Senato e, salire al Quirinale per dimettersi subito dopo l’intervento alla Camera, tentando il tutto per tutto per cercare di varare il Conte ter.
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