Ancora fresco di jet-lag il premier italiano Conte riunisce i due vice per concludere la squadra di governo. Con loro anche il sottosegretario Giancarlo Giorgetti. L’incontro è il vero e cruciale momento di riflessione sulla partita delle nomine. Su tavolo ci sono: i vertici di Aisi e Asi, i 43 tra sottosegretari e vice ministri (20 sottosegretari e 5 vice ministri a M5s e 15 sottosegretari e tre vice ministri alla Lega). Il vertice serve anche per fare un punto sul G7 appena concluso. Una riunione che comunque non porta a decisioni ufficiali, quelle arriveranno nei primi giorni della settimana presumibilmente martedì. In ballo ci sono anche le nomine delle partecipate.
Dal completamento del puzzle di governo dipende anche la possibilità di avviare finalmente i lavori di Camera e Senato, poiché i gruppi parlamentari potranno indicare i componenti delle commissioni permanenti e assegnare i vari ruoli negli uffici di presidenza. Sulle nomine per completare la squadra di governo, Luigi Di Maio ha voluto rassicurare sostenendo che “non verrà usato il Manuale Cencelli”. “Cercheremo di individuare le persone con le sensibilità più appropriate perché stiamo parlando di avere un interlocutore per i servizi segreti, la gestione dell’editoria”, ha detto ancora perché “nel passato sono stati utilizzati un po’ a sfondo politico”. Poi ha ribadito che “l’obiettivo nostro è un governo del cambiamento, si attua nell’atteggiamento e credo in un atteggiamento diverso delle istituzioni”.
Il candidato del Pd per il Copasir è Lorenzo Guerini, un nome ben visto non soltanto nel fronte dell’opposizione di centrosinistra. Ma, tra quanti non vorrebbero che l’incarico andasse a un Dem, c’è chi fa notare che il Pd “non ha i numeri” per fare eleggere il suo candidato, se Forza Italia decidesse di votare insieme a Fratelli d’Italia – anche qui, considerata la prassi che le forze di maggioranza, Lega e M5S, non votano. Nella girandola dei potenziali candidati di centrodestra sono finiti Elio Vito o Renato Brunetta per Fi e Fabio Rampelli per Fdi. A presiedere la Vigilanza Rai, invece, potrebbe essere un candidato di Forza Italia. In ogni caso, la carica dovrebbe andare a un senatore. Nel totonomi sono finiti Maurizio Gasparri, molto inviso ai Cinquestelle, e Paolo Romani, con un passato nelle tv locali. Se il M5S dovesse fare muro, rispunta la carta di Fdi, visto che al Senato l’astensione vale quanto un voto contrario quindi il partito di Giorgia Meloni rientrerebbe di diritto tra le fila dell’opposizione. A quel punto alle altre forze di minoranza resterebbero da riempire le caselle della Giunta per elezioni e della Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio e della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari al Senato. Nel primo caso, se tagliata fuori dalle altre cariche, potrebbe rientrare Fdi e, nel secondo, Liberi e Uguali.