Stadi, box office e diritti tv: ma allora perché gli americani investono sulla Serie A, a differenza degli sceicchi?
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Vi è mai sorto il dubbio per cui in Serie A investano gli americani e non gli arabi?
All’apparenza può sembrare una mera questione di cultura, ma la realtà è alquanto diversa. Come spiega in maniera approfondita un articolo del Corriere dello Sport, le ragioni riconducibili ad un possibile rigetto da parte dei fondi economici del ricco Medio Oriente sono molteplici.
Il primo tasto dolente è alla voce stadi: come ben saprete i nostri impianti sono antichi e fatiscenti, nulla a che vedere con quelli residenti in Inghilterra o in Germania.
Un aspetto che non permette di sfruttare a pieno uno degli elementi di maggior ricavo: i cosiddetti box office. Se in Premier League il fatturato medio si aggira sui 38 milioni, nel Belpaese questa voce porta invece ad un ricavo medio di 14 milioni di Euro, restando nettamente inferiore anche a Bundesliga (28 milioni) e Liga (29 milioni).
Un altro aspetto da non sottovalutare è quello dei diritti tv: in Italia le stime sul fatturato medio delle varie società a questa voce si aggira intorno ai 74 milioni, ben 100 milioni rispetto all’Inghilterra (leader assoluto in tal senso), ma comunque inferiore anche agli altri top campionati europei (91 milioni in Spagna e 82 in Germania).
Insomma, alla vista degli occhi guardinghi dello sceicco di turno, sembriamo tutt’altro che un investimento sicuro e redditizio. Non sorprende, dunque, il modo in cui Amanda Steverley, proprietaria del 10% del Newcastle con il famigerato fondo PIF, ha etichettato il nostro campionato. “Un disastro” e ci è andata anche leggera, visto che poteva utilizzare termini ben più coloriti per definire un sistema che fa acqua ormai da tutte le parti.
Ma allora perché gli americani investono sulla Serie A, a differenza degli sceicchi?
Il motivo è riconducibile ad un differente approccio e nelle diverse culture imprenditoriali delle due realtà. I ricchi oltre oceano vengono ingolositi dalla dimensione ridotta dell’investimento in Serie A, dove con poche decine di milioni si può acquistare una società (al contrario della Premier League), e credono nella capacità di prendere per mano l’azienda e ristrutturarla.
Vedendo l’operato di James Pallotta, forse le aspettative non si tramutano in realtà.
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