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Il Chelsea vince la Champions League: Havertz stende il Manchester City

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 Il Chelsea si conferma la bestia nera del Manchester City. Che alla prima finale di Champions nella sua storia manca l’appuntamento con la coppa, che finisce nella bacheca dei londinesi a coronare una stagione folle, iniziata male sotto la guida di Frank Lampard e capovolta in pochi mesi da Thomas Tuchel, vero deus ex machina. Alla seconda finale consecutiva il tecnico tedesco si prende una dolce rivincita, vendicando il ko all’ultimo atto dell’anno scorso contro il Bayern Monaco e soprattutto un esonero prematuro – e con il senno di poi errato – da parte del Psg. A portare per la seconda volta la coppa dalle grandi orecchie a Londra ci pensa Kai Havertz, che firma il primo gol in carriera in Champions proprio nell’occasione più importante. Ai Citizens restano grossi rimpianti, perché dopo aver dominato per una stagione intera in Premier De Bruyne e compagni sono stati fermati proprio da una squadra inglese. E con merito, dato che i blues sono riusciti ad annullare la macchina da gol di Guardiola. Proprio il tecnico catalano rappresenta l’altra faccia della sconfitta del club di Manchester. Il confronto con Tuchel nei tre incroci degli ultimi 40 giorni è impietoso: sconfitta in semifinale di FA Cup, ko in campionato e infine resa nella notte di Porto, nella gara più importante della stagione.

 

La fase di studio dura poco, una decina di minuti, eppure le sorprese non mancano da una parte e dall’altra. Tuchel rinuncia a Pulisic e si affida a Havertz, in attacco insieme a Mount a supporto di Werner. Guardiola invece rispolvera il centravanti, Sterling, rinunciando a due centrocampisti di rottura come Fernandinho e Rodrigo e arretrando Foden e Bernardo Silva. La prima palla gol più che dalle geometrie dei centrocampisti nasce però dal piede delicato di Ederson, che tra i pali lancia Sterling nell’area opposta, ma Mendy salva i suoi in qualche modo. Il Chelsea lascia il pallino del gioco in mano ai Citizens e prova a distendersi in contropiede, cosa che riesce in maniera ottimale soprattutto sulla fascia sinistra, dove Walker fatica a contenere il duo Chilwell-Mount. I Blues si fanno preferire nella prima parte di gara ma non riescono a portarsi avanti soprattutto per demerito di Werner, tanto prezioso in fase di raccordo quanto impreciso sotto porta. Dopo mezzora il collettivo di Guardiola sembra venir fuori, mentre i londinesi nel frattempo perdono per infortunio il loro leader difensivo, Thiago Silva, ma proprio in quel momento i ragazzi di Tuchel sbloccano la finale, facendo esultare lo spicchio di tifosi blues presente al Do Dragao. Mount con un passaggio geniale in verticale serve in profondità Havertz, che buca Ederson in uscita e complica i piani del City che sembrava aver preso il controllo del match.

 

 

Nella ripresa il Manchester City riparte con lo stesso undici e le idee ancora più annebbiate, e la situazione non migliora dopo un quarto d’ora, quando la finale perde un altro protagonista, De Bruyne, costretto ad uscire dopo uno scontro con Rudiger. Guardiola si gioca la carta del doppio centravanti, inserendo Gabriel Jesus, e poco dopo getta nella mischia anche Aguero, alla sua ultima apparizione con i Citizens. La classica mossa della disperazione non produce risultati, anzi è il Chelsea a mancare il colpo del ko: Havertz in contropiede tocca per Pulisic, entrato da poco per uno sfinito Werner, ma l’americano spedisce incredibilmente a lato da posizione favorevole. Poteva essere il rimpianto di una carriera, invece la partita scivola via senza altri scossoni. Nonostante i sette minuti di recupero. La Champions finisce così a Londra nove anni dopo l’ultima volta, il City di Guardiola può recriminare per una finale giocata male che macchia una stagione che poteva rivelarsi indimenticabile.

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