Passa dalla consistenza della Nuova Zelanda la qualificazione del Messico ai Mondiali 2014: El Tricolor nonostante una grandissima qualità tecnica e molti giovani estremamente interessanti, reduci dai recenti successi ai Mondiali Under, non è andato al di là di un modesto quarto posto nel gruppo Concacaf che riunisce le squadre di Nord America, Centro America e Caraibi. E così, quella che sembrava essere una pura formalità, con l’accesso del Messico alla fase finale a braccetto con gli Usa, con tutte le altre squadre a giocarsi il terzo e il quarto posto, si è rivelata una sorta di incubo. Ma non c’è tempo per i processi sommari, anche se il quarto posto alle spalle di Usa, Costa Rica e Honduras è estremamente mediocre ed è costato la panchina a ben tre allenatori in sole sei settimane… Praticamente un record.
Il tecnico incaricato di tirare il Messico fuori dalle secche è Miguel Herrera, allenatore molto diretto e di grande personalità che per prima cosa ha dichiarato di non avere alcun interesse a capire quali siano stati i problemi passati… “tanto sono cose che non possiamo risolvere e sulle quali non posso intervenire – dice Herrera a poche ore dal match contro i Kiwi – possiamo solo vincere e chiudere la vicenda sul campo sia all’Azteca che in Nuova Zelanda” dove il match di ritorno è in programma il 20 novembre.
Herrera ha fatto scelte non facili, anche scomode che lo hanno esposto non poco alle critiche del pubblico: ad esempio quella di aver lasciato fuori dalla squadra titolare autentiche stelle come Javier “Chicharito” Hernandez del Manchester United e il sempre talentuosissimo Giovani dos Santos, ora in forza al Villarreal, privilegiando giocatori che militano nel campionato di casa.
Il Messico ha partecipato a 14 delle ultime 19 edizioni del Mondiale; la Nuova Zelanda cerca invece il suo secondo accesso alla fase finale dopo quella conquistata nel 2010 negli spareggi (che vedevano la formazione dell’Oceania affrontare la quinta classificata delle eliminatorie asiatiche) contro il Bahrein. Alcuni protagonisti di quella squadra sono ancora oggi colonne portanti dei Kiwi, come il capitano Winston Reid, che sarà tuttavia assente a causa di un infortunio alla caviglia rimediato con il West Ham e l’attaccante Rory Fallon, autore del gol decisivo nel knock-out game contro il Bahrain. Ma anche il giovanissimo Chris Wood che all’epoca di quel match di spareggio aveva solo 17 anni e che oggi gioca in Inghilterra nel Leicester: “In effetti speravamo di poter affrontare un avversario più morbido, come il Costa Rica – dice il 21enne attaccante degli All White – ma non sempre le cose vanno come ti aspetti, e questo è quello che ci ha riservato il destino. Quindi, qualsiasi avversario avremo, sarà comunque quello che dovremo battere”.
Per la Nuova Zelanda è in gioco la terza presenza al Mondiale dopo quelle del 1982 e del 2010 e non è certo la prima sfida contro il Messico, affrontato anche recentemente, in amichevole di fronte a 90mila persone al Rose Bowl di Pasadena: era il 3 marzo 2010 e in quell’occasione il Messico vinse per 2-0.
La Nuova Zelanda al momento è una delle pochissime squadre in corsa verso il Brasile ancora imbattuta. Ma uscire indenne dall’Azteca non sarà un’impresa da poco.
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