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Il principe Hicham Alaoui e il virus della caduta umana

 Mentre la stampa francese sembra stanca delle sue uscite, il principe Hicham ha trovato rifugio in una vecchia conoscenza belga, Baudoin Loos, che per vent’anni gli ha prestato diligentemente la sua penna per annunciare qualsiasi tipo di cataclisma in Marocco. Anche se tutte le profezie del principe Cassandre si sono rivelate false, il suo protetto Wallon non si muove, questa volta come sfondo nuovi cattivi presagi ispirati alla pandemia globale del nuovo coronavirus. Loos ha così una pagina di blog in Le Soir de Bruxelles per consentire al Principe Hicham di esistere nonostante il suo confinamento in Marocco. Certo, per giustificare questo contributo, Hicham Alaoui ha dovuto far credere di essere cugino del re del Marocco e ha dovuto sfruttare il suo titolo di “ricercatore associato all’Università di Harvard” ottenuto grazie a una donazione, non essendo riuscito a diplomarsi, ed essendo scaduti quelli di Princeton e Stanford. Senza tutto ciò, non ci sarebbe riuscito. In mancanza di attività, il principe si propone anche come “politologo” per offrire un’ “analisi” della situazione del regno in lotta contro il virus. Non avendo nulla da ridire rispetto alle reazioni delle autorità, rispetto alla correttezza delle loro decisioni, ai mezzi impiegati, all’efficacia delle rigorose politiche di quarantena e di contenimento, considerate da tutto il mondo come un “modello di riferimento” che le grandi potenze occidentali invidiano nel regno, si è spremuto le meningi per riuscire a vedere ancora i segni nascosti di una rivolta o una sedizione immaginaria. Il concetto che estrae dal suo cappello illusionista è quello di una “realtà inquietante”. Quale? Quella che secondo lui il Marocco avrebbe preso il comando e agito al meglio rispetto alle democrazie più avanzate solo per effetto della fragilità del suo sistema sanitario, d’istruzione o della sua politica d’occupazione. Quindi, se proviamo a seguire il ragionamento articolato del principe che si annoia, il Marocco può legittimare il suo successo rispetto alla crisi di Covid-19 solo grazie alle sue carenze sociali! Un’idea così iconoclasta che farebbe sorridere se provenisse da una mente furba, ma preoccupa che dal momento che esce dalla mente di un uomo che dice di frequentare accademici di Harvard, è inquietante il suo stato di auto-convinzione in cattiva fede. Maneggiando concetti economici tanto antagonisti tra loro, afferma che il Marocco segue una dottrina liberale estrema, “adottata dai pianificatori nazionali per due decenni”. Non gli hanno insegnato alla scuola americana che lui stesso sovvenziona con milioni di dollari per poter aggiungere una riga al suo scarso CV che i termini “liberale” e “pianificazione” non possono essere usati in una frase senza sorprendere uno studente del primo anno in economia? E per ampliare ulteriormente il solco della sua fantasia, il principe-ricercatore afferma che incombono minacce sul Marocco prendendo per certezza la rinascita di una seconda ondata della pandemia quest’inverno (previsione che è ancora oggetto di un grande dibattito nella comunità scientifica) e ”si aggancia come un carro” a “tali minacce esistenziali”. E da lì, aggiungendo un pizzico di polvere magica al riscaldamento globale, arriva a dichiarare che l’economia del paese non si riprenderà e che la popolazione non sarà protetta dal Covid-19 a causa delle disuguaglianze sociali, agitando di nuovo la situazione che si era finalmente risolta dopo due anni di proteste. Per riassumere il pensiero fumoso del

principe: il Covid-19 sarebbe una fatalità per il Marocco più che nel resto dei paesi che lui ama così tanto e che tuttavia accumulano casi di infezione e morte e persino chiedono all’industria marocchina di fornire loro maschere e gel disinfettanti … per questo, ovviamente, il principe non si imbarazza… È quindi con una volata sulla primavera araba di 10 anni fa che il principe, evidentemente ferrato su quell’epoca passata, cerca di spiegare cosa dovranno fare le autorità, lodando una Tunisia che è comunque stremata e catalogando di fatto il Marocco tra i regimi autoritari malvagi. Tuttavia, il paese non ha gestito la situazione come l’avrebbe fatto un regime dittatoriale, né ha costretto il suo popolo a un lavaggio del cervello ultranazionalista. Al contrario, e con un tocco singolare, le misure di distanziamento sono state spiegate e praticate da un servizio di volontariato esemplare da parte della popolazione, e lo Stato ha fornito sussidi a settori e famiglie colpite dalla crisi. Persino l’amministrazione che il principe ha ripetutamente criticato negli ultimi anni ha trovato le risorse finanziarie e tecnologiche per mantenere i suoi servizi senza interruzioni o danni. In confronto, il caos che si è creato a New York, Londra e Milano, è niente per lui. Meglio ancora, Hicham Alaoui ha scoperto che i paesi asiatici distanti come la Corea del Sud e Taiwan per cantare le loro lodi, chiudono un occhio sulla vecchia Europa o sulla sua amata America che stanno annegando nei problemi e nella disorganizzazione nonostante il loro stato di democrazia. E naturalmente, il politologo in erba ha cancellato più di cinquant’anni di storia di questi draghi asiatici che hanno continuato a instaurare lo stato di diritto dopo regimi militarizzati il cui ordine e la cui disciplina sono stati ereditati e sono serviti oggi a fronteggiare a questo shock esogeno. “L’occasione storica” di cui torna a parlare il principe per minimizzare gli sforzi e i successi indiscussi del Marocco è quella dell’intero pianeta, come affermano i più grandi pensatori e intellettuali del momento. Riportare questo nel paese che ha affrontato meglio questa pandemia è un grave atto di malafede. Soprattutto considerando che dispensa sermoni vuoti e inutili. Hicham Alaoui dovrebbe considerare l’opportunità che ha di trovarsi nel suo paese che lo ha protetto da questo insidioso male, perché nel suo esilio dorato, le persone cadono come mosche. No, sicuramente lui non è lo “spirito libero” che afferma di essere, perché la lezione di vita che avrebbe potuto imparare da questa esperienza avrebbe dovuto portarlo a rivedere il suo discorso aggressivo, ma per questo, sono necessarie una certa dose di umiltà e ragione, e il principe torturato dal suo machiavellismo è molto lontano dall’avvicinarsi a questo tipo di uomo onesto che non sarà mai

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