“Per me, il risultato della Sicilia è incredibile, altro che sconfitta. I sogni a volte si avverano”. E’ un Luigi Di Maio speranzoso e sorridente quello che compare finalmente in pubblico dopo la full immersion siciliana e dopo il forfait al confronto televisivo con Matteo Renzi, da lui battuto sui social dopo aver raggiunto oggi i 1.101.398 like, superando la pagina ufficiale del segretario del Pd. L’occasione è la presentazione del libro ‘Morte dei Paschi di Siena’, come si può immaginare, un tema evocativo per i Cinquestelle. “Questi ultimi anni di governo sono cominciati con il caso banche e finiscono con la commissione d’inchiesta sulle banche. Se fa il suo lavoro, crolla anche la seconda Repubblica”, sottolinea lui.
Con Elio Lannutti, autore insieme a Franco Fracassi, che lo invita a intervenire chiamandolo “Presidente Di Maio”, il vicepresidente della Camera si sente a proprio agio pronto per lanciare una nuova sfida: “Il Rosatellum è progettato per non far vincere nessuno e per far mettere insieme Forza Italia e Pd e raggiungere il 51% in Parlamento, ma non ce la faranno perché noi arriveremo oltre il 35%”.
In meno di mezzo minuto, Di Maio svela il piano pentastellato per bloccare i maggiori competitor, rei fra le altre cose di aver modellato una legge elettorale in chiave anti-cinquestelle. “E’ intorno alle banche – tuona – che nasce il Rosatellum (leggi l’inciucio Pd-Fi, ndr): hanno messo presidente Casini e vicepresidente Brunetta…”. “L’obiettivo nostro – spiega – è fare in modo che Pd e FI non possano fare l’inciucio. Saremo la prima forza politica del Paese e chiederemo l’incarico al Presidente della Repubblica, ci presenteremo alle Camere e chiederemo la fiducia”.
Le parole del capo politico del Movimento vanno lette fra le righe, secondo lui, il patto dell’arancino a destra e l’ipotesi di una coalizione di centrosinistra (o di una lista unica di sinistra) sono la stessa cosa. Vale a dire un tentativo, goffo, di ricompattarsi al proprio interno per mostrarsi fintamente contrapposti agli occhi dell’elettorato. Rispedite al mittente le illazioni su possibili convergenze con Mdp o Sinistra italiana. “Adesso stanno fingendo di dividersi tra centrodestra e centrosinistra e di ricompattarsi al loro interno – afferma -, ma in realtà stanno preparando l’inciucio per arrivare al 51% e garantire l’impunità, noi però glielo impediremo”.
La riflessione di Di Maio è a tutto tondo, con un unico punto di caduta: il governo del M5S. Come Romano Prodi anche lui pensa che l’Italia sia nel baratro, ma preferisce interrompere la “narrazione negativa dell’Italia” perché “è arrivato il momento delle forze giovani, da intendersi non necessariamente dal punto di vista anagrafico” – precisazione d’obbligo per non fare confusione con la rottamazione -. Rivedere gli stessi volti di dieci, venti anni fa che oggi si ripropongono di salvare il Paese – è la stoccata al padre dell’Ulivo – “impone a me e a tutto M5s di garantire un’alternativa al vecchio sistema dei partiti che abbiamo visto come ci ha governato”.
Per questo è già pronta la road map delle prossime settimane. A scapito delle reali o presunte affinità elettive con Madre Russia, Di Maio si preoccupa di garantirsi buoni rapporti con l’America di Donald Trump. E, senza che nessuno gli chieda conto delle insinuazioni sui rapporti del M5S con l’entourage di Putin, annuncia a beneficio di telecamere: “Io lunedì andrò a Washington anche perché mi interessa parlare con uno dei nostri principali alleati in Occidente. Parlare del nostro programma e delle nostre intenzioni come forza politica che vuole governare questo Paese”. Al rientro dagli Usa, il candidato premier inizierà a parlare con il resto del Paese: imprenditori, famiglie, sindaci. “Con tutti coloro – chiosa Di Maio – che vogliono lavorare a un progetto nuovo d’Italia perché, al di là delle convinzioni ideologiche, oggi esiste una vecchia politica che si ripropone e delle forze giovani che vogliono cambiare le cose”