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Il traffico di migranti passa da Torino: sgominata organizzazione criminale

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

La polizia di Stato di Torino ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Giacomo Marson, su richiesta del pubblico ministero Livia Locci, nei confronti di 11 persone prevalentemente di origine somala. Sono accusate di far parte di un sodalizio criminale dedito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, all’abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento, alla contraffazione di documenti di identità ed al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante dalla transnazionalità. L’indagine, condotta dalla squadra mobile della questura di Torino in collaborazione con i collaterali uffici di Firenze e Gorizia, denominata ‘Mogadiscio’, è durata 3 anni e ha consentito di indagare complessivamente 25 persone, di cui 16 destinatarie della misura della custodia cautelare in carcere; 5 sono attualmente ricercate anche all’estero.

E’ stata destrutturata, si legge in una nota della questura, “un’associazione a delinquere transnazionale in grado di gestire gli stranieri giunti illegalmente in Italia, dal loro approdo sul territorio nazionale (principalmente in Sicilia e Sardegna) fino al loro definitivo spostamento verso le mete del Nord Europa, garantendo, se necessario, sistemazione alloggiativa temporanea e la fornitura di documenti contraffatti o falsi“. Gli investigatori hanno accertato che i migranti, giunti in Italia, in un primo momento venivano alloggiati o nascosti presso alloggi messi a disposizione dagli associati (alcuni dei quali ubicati nelle palazzine dell’ex Moi di Torino); in seguito, venivano trasferiti nello Stato (Francia, Austria e Germania) di destinazione utilizzando documenti e credenziali di viaggio predisposti appositamente e accompagnati da ‘passeur‘, che li aiutavano ad oltrepassare le frontiere utilizzando treni, autobus o autovetture. I documenti utilizzati dai migranti sono risultati in alcuni casi falsi e in altre circostanze contraffatti attraverso la sostituzione della fotografia.

Secondo quanto ricostruito i documenti, al termine del viaggio, venivano restituiti agli associati per poter esser nuovamente utilizzati; inoltre, i migranti venivano istruiti sul comportamento da tenere in caso di controlli delle forze di polizia e sulle dichiarazioni da rendere in caso di colloqui per la richiesta dello status di rifugiato. Il gruppo era specializzato anche nell’abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento, effettuando in particolare il trasferimento di somme di denaro quali intermediari per conto ed in favore di soggetti terzi a fronte della corresponsione di una percentuale sulle somme trasferite, ricevendo rimesse ed effettuando versamenti sia a mezzo postepay sia nell’ambito dell’istituto giuridico di pagamento che trae origine dalla legge islamica denominato Hawala. La Hawala consente che le transazioni di denaro, tra soggetti dimoranti in paesi diversi, avvengano tramite agenti di scambio (hawaladar) che, in seguito, regolano poi i loro rapporti effettuando operazioni di compensazione tramite piattaforme informatiche riferite a Money Transfer Operators, senza trasferimento materiale di denaro da un intermediario all’altro.

Ad alcuni degli indagati viene contestato anche di associazione finalizzata al traffico di droga, principalmente marijuana e hashish, sul mercato torinese. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati circa 30 documenti falsificati, 21 chili di hashish, materiale informatico e appunti vari. Le attività investigative sono state svolte con il supporto del Servizio centrale operativo della polizia di Stato, al Servizio centrale per la cooperazione internazionale di polizia – Europol, la polizia e le autorità giudiziaria francese ed olandese; sono stati organizzati anche degli incontri ad Europol ed Eurojust.

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