Botta e risposta sull’Ilva. Il governo sarebbe “felice” se al tavolo del 20 dicembre partecipassero anche gli Enti locali, ma devono essere prima ritirati i ricorsi al Tar perché “non si può discutere contemporaneamente a un tavolo e in un’aula di tribunale”. A dirlo è il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, a cui replica a stretto giro il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano. Il ricorso, dice l’ex sindaco di Bari, “resta in piedi” e Calenda il 5 dicembre “ha fatto il blitz a Taranto perché era disperato”.
Il primo a parlare è il numero uno del Mise. A margine del convegno ‘L’idea democratica dell’Europa’, a Roma, Calenda afferma di aver “convocato il tavolo per il 20 dicembre senza voler escludere nessuno” e, anzi, “sarei felice se partecipasse anche Emiliano, ma è ovvio che bisogna prima ritirare i ricorsi”. Il ministro spiega così il suo incontro a sorpresa con il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. “La mia visita era una forma di rispetto verso Taranto, non sapevo che avrei dovuto chiedere l’autorizzazione a Emiliano. La prossima volta lo faccio”, ironizza Calenda.
Intervistato a ‘Il Graffio’ sull’emittente locale Telenorba, il governatore Emiliano non le manda a dire. “Il ricorso resta in piedi fin quando non saranno discusse le osservazioni”, spiega l’esponente del Pd, che sostiene che Calenda “era disperato” perché “l’azienda non gli dava più ascolto, perché aveva capito che il governo non era l’interlocutore, e quindi aveva bisogno di tornare indietro rispetto a una sciocchezza che aveva combinato, ossia l’esclusione di Regione e Comune dalla trattativa. Se farà saltare il tavolo, se ne assumerà le responsabilità”.
Il tavolo istituzionale della settimana prossima è stato convocato da Calenda anche nella speranza che venga ritirato il ricorso di fronte alla magistratura amministrativa di Lecce inoltrato da Regione Puglia e Comune di Taranto. È prevista anche la partecipazione della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, e del ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti. “Noi proponiamo – dichiara Emiliano – di rifare l’altoforno 5 con tecnologia a gas e di continuare a far lavorare almeno fino al 2025 gli altri tre a carbone. Così lo stabilimento diventa flessibile, si adatta ai mutamenti del mercato, ma inquina molto meno. E si mettono d’accordo città, Regione, Governo e acquirente”.