Una donna indiana, venduta da ragazzina come schiava sessuale e poi liberata dalla polizia, ha scritto una lettera al premier Narendra Modi chiedendogli di salvare le altre centinaia di migliaia di donne e bambine intrappolate e stuprate quotidianamente nei bordelli. La lettera ha avuto risonanza nei media del Paese, che nel mondo è tra quelli con il maggior numero di persone che vivono in schiavitù. Paese che però solo di recente si è impegnato a contrastare il suo triste primato.
Circa 46 milioni di persone nel mondo vivono come schiave, trafficate in bordelli, costrette a lavori manuali, vittime di sottomissione per debiti o nate in servitù, secondo il Global Slavery Index del 2016. Di esse, il 40% (pari a più di 18 milioni) vive in India. Molte donne delle zone rurali povere vengono attirate con promesse di buoni lavori o matrimoni nelle città, ma finiscono per essere vendute per lavoro domestico, a fabbriche di mattoni, aziende tessili o per la prostituzione. Il numero di schiave sessuali non è chiaro, ma le ricerche stimano che 20 milioni di indiani, almeno la metà sotto i 18 anni, lavorino nel commercio sessuale.
La 29enne ha raccontato la sua storia a Modi in due pagine scritte in hindi, dove si è firmata solo come Tavi. È stata ingannata e portata in un bordello di Mumbai quando aveva 17 anni, dove è stata venduta come schiava sessuale ogni giorno per sei anni. La polizia l’ha poi salvata. “Sono stata aiutata e salvata. Ci sono molte ragazze come me laggiù. Non vedo nessuna di loro scappare o andarsene. Ho scritto questa lettera per le ragazze come loro“, ha detto Tavi a Thomson Reuters Foundation. “Quelle ragazze non hanno lavoro, non hanno soldi. Vengono ingannate e portate a Mumbai con la promessa di lavoro, il premier dovrebbe assicurare che ci siano opportunità di lavoro per le ragazze, così che non debbano cadere in questa trappola”, ha aggiunto.
La donna, che ora lavora in una fabbrica tessile, ha raccontato che a ingannarla è stata il suo fidanzato di allora, con la promessa di sposarla a Mumbai. Una volta là, l’ha invece venduta per 60mila rupie (935 dollari) a un bordello. Per sei anni la donna è stata spostata da un bordello all’altro, fino a quando nel 2011 la polizia l’ha salvata. “La mia vita era l’inferno. Ero picchiata e abusata e trattata peggio di un animale. Pensavo sarei morta in quel bordello”, ha scritto. “Anche ora ci sono molte donne intrappolate nei bordelli. Tu sei un fratello per tutte quelle donne, ti chiedo di proteggerle”, ha proseguito rivolgendosi a Modi, nella lettera. Il premier, secondo il funzionario che ha consegnato la lettera, ha promesso che risponderà.
Fonte Reuters – Traduzione LaPresse