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Innalzamento età pensionabile, contrario il ministro Martina

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Sospiro di sollievo per i pensionati e per chi è vicino alla quiescienza: il bonus Poletti sulla perequazioni è legittimo e anche sull’innalzamento dell’età pensionabile il governo non sembra intenzionato ad accettare l’automatismo che, in base all’aumento di aspettativa di vita, farebbe ritardare l’andata in pensione di molte persone. Sul bonus Poletti si è espressa la Corte Costituzionale, che – ha spiegato in una nota – ha respinto le censure di incostituzionalità del decreto-legge n. 65 del 2015 in tema di perequazione delle pensioni, che ha inteso ‘dare attuazione ai principi enunciati nella sentenza della Corte costituzionale n. 70 del 2015’.

La Corte ha ritenuto che – diversamente dalle disposizioni del ‘Salva Italia‘ annullate nel 2015 con tale sentenza – la nuova e temporanea disciplina prevista dal decreto-legge n. 65 del 2015 realizzi un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica. “Sono soddisfatto”, ha commentato a Milano il ministro del Lavoro Giuliano Poletti sostenendo che la decisione della Consulta “ha stabilito la bontà del nostro lavoro e il rispetto dei principi costituzionali” Il cosiddetto ‘bonus Poletti’ venne varato nel 2015 dopo che la Consulta bocciò la norma redatta dall’allora ministra del Lavoro Elsa Fornero che aveva bloccato, nel biennio 2012-2013, la perequazione automatica degli assegni pensionistici con un importo mensile tre volte (o più) maggiore del minimo Inps.

Con il decreto del governo Renzi venne varato un nuovo meccanismo di perequazione riferito al biennio 2012-2013 che stabiliva la perequazione al 100% per assegni fino a 3 volte il minimo, del 40% tra 3 e 4 volte il minimo; del 20% tra 4 e 5, del 10% tra 5 e 6, è nullo per importi oltre sei volte il minimo stabilito dall’Inps.

Innalzamento età pensionalbile – Nel frattempo continua la polemica sull’innalzamento dell’età pensionabile dopo che l’Istat ha certificato che la speranza di vita a 65 anni è salita, nel 2016, a 20 anni e 7 mesi, ovvero cinque mesi rispetto alla stima del 2013. Una decisione fortemente osteggiata dai sindacati – il tema era uno dei principali e sicuramente il più caldo al tavolo con il governo – che trovano una sponda all’interno del Pd, con il ministro Maurizio Martina, vicesegretario Dem, che evidenzia “Non tutti i lavori sono uguali. E non tutti i lavoratori hanno la stessa aspettativa di vita per le mansioni che fanno. Le norme volute dal governo Berlusconi e poi modificate dal governo Monti sull’aumento automatico dell’età pensionabile vanno riviste. Per questo serve un rinvio dell’entrata in vigore del meccanismo”.

E sottolinea che “i tempi per una discussioni parlamentare a partire dalle commissioni preposte ci sono tutti ed io credo sia giusto prendersi tutto lo spazio utile per aggiornare questa decisione anche alla luce di nuove valutazioni”. Sulla stessa linea Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria Dem: “Mi trovo d’accordo con chi, come la segretaria della Cisl Anna Maria Furlan, ha detto che le regole vanno ripensate. Non tutti i lavori sono eguali e di conseguenza anche l’attesa di vita può cambiare. I tempi ci sono, il rispetto dei conti deve anche tenere in considerazione il rispetto delle persone e della storia della loro vita lavorativa”

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